Pioggia assente. Se non arriva si teme per l’estate

La Centrale del latte di Cesena è l’ultimo baluardo di fronte all’invasione di prodotto straniero

di Cristiano Riciputi

“Sono mesi che non piove. I prati dovrebbero essere tutti gialli, le vacche nelle stalle. Invece i pascoli sono verdi e, come potete vedere, in tanti hanno portato gli animali all’aperto. Non so come andremo a finire nella prossima estate se non arrivano piogge abbondanti a rimpinguare le falde”. Così si esprime Renzo Bagnolini, titolare di un’azienda zootecnica con una novantina di capi, di cui 50 da latte e i restanti da carne.

Siamo a Santa Maria Riopetra, frazione di Sogliano al Rubicone che si affaccia però nella valle del Savio. Qui giusto 4 anni fa scesero 4 metri di neve. Bagnolini mostra i rinforzi in acciaio che ha messo dopo quella brutta esperienza: “erano i primi di febbraio del 2012 – ricorda – e la neve continuava a scendere. In stalla si sentivano scricchiolii. L’ingegnere, vedendo le capriate, la struttura del tetto, e calcolando il peso della neve, disse che il rischio crollo era imminente nonostante i putelli di rinforzo che avevamo messo sotto. E sotto c’erano tutti i nostri animali. Presi dal panico siamo riusciti a coinvolgere una decina di persone. Abbiamo spalato neve per ore, spostandone metri su metri. Non sapevamo più dove metterla. Per fortuna gli sforzi sono serviti e abbiamo salvato struttura e animali”.

L’allevamento di Bagnolini è, come dice lui, piccolo e tradizionale e a conduzione familiare. Oltre a Renzo, 58 anni, lavora in azienda anche il figlio Luca di 36 anni. Fino all’anno scorso era impegnatissimo anche il nonno ultraottantenne, poi è venuto a mancare.

Nel 2015 l’Unione europea ha abolito le quote latte, quelle tanto odiate dai Cobas (ve le ricordate le proteste di una decina di anni fa?). Ecco, ora quei limiti non ci sono più e cosa è successo? Il prezzo del latte è precipitato a livello di chi lo offre a meno. Nei paesi del centro-est Europa i costi sono così bassi, e le rese per animale così elevate, che possono permettersi fino a 27 centesimi per litro. In Italia per produrre un litro di latte si spendono dai 35 ai 40 centesimi. L’attuale prezzo che le industrie pagano ai produttori è di 37 centesimi, ma è sempre a rischio diminuzione. Il fatto è che in Italia la maggior parte delle grandi industrie è in mano straniera, per lo più francese. E il sospetto che queste realtà vogliano pensare di più agli interessi degli allevatori stranieri non è campato per aria.

Bagnolini è anche il presidente della centrale del Latte di Cesena, ubicata a Martorano. E’ una cooperativa costituita da una manciata di allevatori, tutti della zona. La Centrale sta resistendo agli attacchi delle multinazionali, nel rispetto della qualità e soprattutto della dignità di chi lavora ogni giorno, alzandosi alle 4 del mattino, per far giungere sulla tavola dei consumatori una tazza di latte fresco, proveniente da pochi chilometri di distanza. “Come Centrale – spiega Bagnolini – nel 2015 abbiamo pagato 44 centesimi al litro. Una cifra bassa rispetto al sacrificio che questo lavoro richiede, ma alta nei confronti del mercato attuale. Chiediamo un sostegno a tutti i consumatori: frequentate il nostro spaccio aziendale di via Violone a Martorano e, nei supermercati, cercate i prodotti delle nostre aziende. Meglio un latte romagnolo rispetto a quello di importazione estera”.

Pubblicato giovedì 4 Febbraio 2016 alle 00:01

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