Bambini e terza guerra mondiale a pezzi

di Antonio Belluzzi

Poco meno di 100.000 aborti in Italia nel 2014. La diminuzione numerica dal 1982 (ove si effettuarono 234.801 aborti) è solo apparente. Infatti, da quell’anno è iniziata una straordinaria campagna in favore di vari tipi di pillole contraccettive (del giorno prima, del giorno dopo, oggi dei cinque giorni dopo). Nel 2012 sono state vendute circa 400mila confezioni di “pillole del giorno dopo” e quel numero aumenta ogni anno. Quanti aborti hanno provocato quelle pillole? 80.000? 120mila?

A Mosul in Iraq, Daesh uccide 39 bambini perché malformati o con sindrome Down, in ordine a una fatwa che lo ordina. Un filmato documenta il bombardamento di una scuola di Damasco: una decina di bambini morti frutto dei missili di Assad o della aviazione sovietica o ribelli non meglio precisati. C’è differenza tra tutti questi morti? Tutti questi morti sono “effetti collaterali” di guerre più o meno sante e di culture libertarie?

Una prima conclusione: basta guerre e infanticidi programmati. Non consideriamo la guerra e i suoi “effetti collaterali” come eventi inevitabili! Proviamo a chiederlo insieme. Passiamo ai feriti.

Ho già avuto la possibilità di parlare su questo giornale dei bambini feriti in questa guerra mondiale, scrivendo dei figli di coppie divorziate o separazioni o omogenitoriali. Ora, i divorziati in Italia rappresentano il 2,3 per cento della popolazione e il numero di figli con meno di 14 anni in coppie divorziate è di circa 460mila. Raggiungiamo circa il milione di bambini se consideriamo i figli dei separati. Un mare di sofferenza e di attesa di pacificazione. I figli di coppie omogenitoriali sono veramente poche in Italia: secondo l’ultima rilevazione Istat 2011, si tratta di 529 bambini. Sicuramente quest’ultimo numero è destinato a un aumento per le sciagurate e antidemocratiche sentenze di giudici che autorizzano la possibilità di adottare bambini non “biologici” in coppie omogenitoriali (sentenza Corte d’appello del Tribunale di Milano, 10 dicembre 2015) e se verrà approvato il cosiddetto Ddl Cirinna, dal nome della senatrice Pd che l’ha presentato.

Questo Ddl autorizzerà l’abominevole pratica della “stepchild adoption”. Ce lo dicono in inglese per non volerci farci capire. In realtà, applicando l’articolo 5 del Ddl si legalizza l’adottabilità di un bimbo in una coppia omogenitoriale, naturalmente infeconda, e che, per questo, ricorrerà all’affitto di utero e/o all’acquisto di ovuli o spermatozoi, per ora pratiche vietate in Italia, ma legali in gran parte d’Europa.

Ma le donne non sono un forno e i bambini merce da comprare: già le femministe di “Se non ora quando”, importanti esponenti del mondo dello spettacolo, dirigenti politici molto noti, venticinque senatori del Pd e una dozzina dei pentastellati, hanno insieme espresso le loro perplessitàsulla “stepchild adoption” e di fatto hanno provocato un deragliamento degli equilibri politici dei proponenti il Ddl Cirinnà̀. Non possiamo, ma dobbiamo, mobilitarci contro questa inciviltà, pensando che anche gran parte del popolo italiano è contrario a un tale provvedimento.

Non ci va bene nemmeno stralciare l’articolo 5 del Ddl Cirinnà. Infatti equiparare la famiglia naturale a una unione omosessuale, ed è questo il fine del ddl Cirinnà, inevitabilmente comporta il riconoscimento dei figli. Purtroppo ci troviamo in una battaglia della terza guerra mondiale a pezzi ed è̀ una battaglia che si può affrontare in tanti modi.

Qualcuno dice che bisogna mostrare la bellezza della famiglia, e sono assolutamente d’accordo, ma bisognerà̀ anche difenderla, la famiglia. Papa Francesco aprendo il convegno ecclesiale a Firenze ha detto questa frase che mi è rimasta nel cuore: “Noi non stiamo vivendo un epoca di cambiamenti ma stiamo vivendo un cambiamento d’epoca”: è inutile aspettare che arrivino i nostri, abbiamo scoperto che i nostri siamo noi.

Il 26 gennaio è la data in cui verranno avviate le consultazioni parlamentari sul Ddl Cirinnà: il 26 è vicino. Vogliamo manifestare tutta la nostra contrarietà al Ddl Cirinnà vegliando un’ora il 23 gennaio in Piazza del Popolo a Cesena alle 16,30. In piedi, in silenzio. Un silenzio che può far rumore.

Pubblicato giovedì 14 Gennaio 2016 alle 00:01

2 risposte a “Bambini e terza guerra mondiale a pezzi”

Commenti

  1. Francesca 19 Gen 2016 / 10:20

    Essendo un medico, Belluzzi saprà benissimo che la pillola ‘del giorno prima’ (ovvero la normale pillola contracettiva) impedendo l’ovulazione, non causa nessun aborto.

  2. Antonio Belluzzi 26 Gen 2016 / 16:01

    La ringrazio della sua affermazione che mi permette alcune considerazioni anche se non coglie la sostanza del mio pezzo. La “normale pillola” contraccettiva ha un effetto abortivo, o meglio, anti-nidativo conosciuto fin dagli anni 60. La contraccezione ormonale ha 4 meccanismi d’azione (anti-ovulatori, azione sul muco cervicale, azione sulla mucosa uterina e sulla tuba). Di questi 4 meccanismi, due azioni, l’azione sull’ endometrio e sulla tuba, sono anti-nidatori, rendendo impossibile l’impianto dell’embrione. Se l’effetto antiovulatorio fallisce, una fecondazione è possibile, ma non obbligatoria ovviamente, per l’azione della pillola estro-progestinica sull’endometrio e sulle tube. Statisticamente si possono avere 6,48 ovulazioni in 200 cicli di uso regolare della pillola. Anche se non è possibile quantificare in modo certo il rapporto tra numero di fecondazioni e numero di aborti che si verificano in corso di contraccezione con estro-progestinici regolarmente assunti, si può verosimilmente affermare che per 200 cicli si verificano 1,55 fecondazioni e si può dedurre che l’uso continuo e regolare della pillola estro-progestinica comporta la possibilità che si verifichino 1,5 aborti ogni 200 cicli, ovvero 1 aborto ogni 10 anni. Pare un numero assolutamente trascurabile e risibile ma comunque resta pur sempre un aborto. Se poi consideriamo il numero delle donne che ricorrono a questo metodo contraccettivo, è evidente come l’effetto abortivo della pillola sia un evento di rilevante portata. Secondo studi attendibili (Ehmann) l’uso della “normale pillola” avrebbe un impatto molto pesante, aggirandosi intorno ai 557.000 aborti per uso della pillola. Va anche ricordato che la abortività è più elevata a seguito della assunzione irregolare o della sospensione della pillola. Tutto ciò è ancora più vero per la cosiddetta minipillola, così chiamata perché a basso dosaggio di progestinico. Questo farmaco è certamente più sicuro per la salute femminile ma “più abortivo”: in una donna che la usa da 15 anni, essa provoca 3,2 aborti, cioè 1 aborto ogni 5 anni d’uso. Grazie

    Dott. Antonio Belluzzi

    M.L. Di Pietro-R. Minatori, “Sull’abortività della pillola estroprogestinica e degli altri contraccettivi”, in “Medicina e Morale” n.s. 46, 1996. 863-900.

    B.Bayle, “L’activitè antinidatoire des contraceptifs oraux, Contraception-Fertility-Sterility, 1994, 22 (6).

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