Quattro domeniche, tappe di un cammino

di Pier Giulio Diaco

“È tempo di preparazione alla solennità del Natale, in cui si ricorda la prima venuta del Figlio di Dio fra gli uomini, e contemporaneamente è il tempo in cui, attraverso tale ricordo, lo spirito viene guidato all’attesa della seconda venuta di Cristo alla fine dei tempi”.

Così si esprime il Magistero della Chiesa per illustrare la duplice caratteristica del tempo liturgico dell’Avvento, che segna l’inizio della scansione annuale, durante la quale si distribuisce la celebrazione del mistero di Cristo: dall’Incarnazione e Natività di Gesù, fino alla sua Ascensione, all’effusione dello Spirito Santo a Pentecoste, all’attesa della beata speranza e del ritorno del Signore risorto e glorioso.

A scandire lo scorrere del tempo, la domenica, primo giorno della settimana cristiana, è la Pasqua settimanale, il giorno del Risorto che convoca la sua Chiesa attorno alla mensa eucaristica. L’Avvento è caratterizzato, anzitutto, da quattro domeniche, tappe di un cammino che si apre con il pensiero alla venuta di Cristo nella gloria degli ultimi tempi e si concentra, col passare dei giorni, alla sua prima venuta, nell’umiltà della natura umana.

La liturgia della Parola accompagna i credenti ad accogliere il Salvatore, sulle orme di coloro che ne hanno preparato la venuta. Tra tutti i profeti, Giovanni Battista, il precursore e il testimone. Fra tutti i giusti di Israele, Maria e Giuseppe di Nazaret. “Mostraci, Signore, la tua misericordia e donaci la tua salvezza”. Con le parole del Salmo 84 e il canto dell’Alleluja, accompagneremo l’ascolto del brano evangelico della prima domenica di Avvento. Termini che ci ricordano i doni gratuiti che Dio elargisce a tutti gli uomini, in virtù del suo Amore per tutte le creature. Misericordia, salvezza: è ciò che chiediamo nell’invocazione di preghiera tipica del tempo di Avvento: “Vieni, Signore Gesù. O Dio, vieni a salvarmi”.

Nella scansione dei diversi momenti rituali che compongono la celebrazione della Messa, le domeniche dell’Avvento, come suggerisce il vescovo Douglas, potrebbero essere adatte a richiamare il significato dei gesti che poniamo all’inizio della Messa: l’accoglienza che ci introduce, il saluto liturgico e l’atto penitenziale. Semplici espressioni possono essere utilizzate per vivere con intensità spirituale e non superficiale distrazione questi momenti. “Nel nome del Padre…”.

Quando l’assemblea è riunita, il sacerdote e gli altri ministri compiono la processione d’ingresso in chiesa. Il canto esprime, con le parole e la melodia, lo spirito proprio della Messa e del tempo liturgico che si sta vivendo. “Il Signore sia con voi”. Il segno della croce e il saluto liturgico del sacerdote ci ricordano che è il Signore a radunare l’assemblea e ad essere presente in essa attraverso colui che presiede e guida la preghiera. Il buon pastore convoca e riunisce il suo gregge, rivolge loro la sua Parola, si mostra ai suoi fedeli nei segni sacramentali della liturgia.

Rispondiamo esprimendo il desiderio di sentirci membra del Corpo di Cristo, comunità cristiana da lui guidata. “Signore, pietà”. La sincera richiesta di perdono, che facciamo all’inizio della Messa, purifica dalle colpe meno gravi e trova il suo compimento e la sua pienezza nel sacramento della Penitenza e Riconciliazione. Umilmente confessiamo a Dio, ma anche ai fratelli, la nostra mancanza di fede, di speranza, di amore.

Pubblicato giovedì 26 Novembre 2015 alle 00:01

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