Anche la malattia più devastante può donare ricchezza

La testimonianza di Rosy di San Piero in Bagno

Carissimo direttore,
vorrei condividere con i lettori del Corriere Cesenate questa mia breve testimonianza su Rosy, l’ammalata di Sla deceduta di recente che ho ben conosciuto quando sono stato parroco a San Piero in Bagno. Grazie per l’ospitalità.

“La malattia mi rende più giovane, specialmente ora che ho molto tempo per ascoltare musica. A volte le malattie donano ricchezza alla nostra vita, soprattutto nello spirito. Io ho incontrato Gesù e lo ringrazio ogni mattina per i giorni che mi dà”. Sono le parole scritte con gli occhi su un computer dalla signora Rosy Facciani Canestrini di San Piero in Bagno ammalata di Sla nella forma più grave. Per 24 anni è rimasta ferma in un letto, nutrendosi e respirando artificialmente, senza parlare, bloccata in ogni movimento.

Il malato di Sla assiste nella pienezza delle sue capacità critiche e intellettive all’evoluzione della propria malattia. Con la perdita progressiva dei muscoli viene paralizzato in ogni suo movimento. Il transito all’“altra riva” è avvenuto il 9 agosto all’età di 68 anni.

Il funerale celebrato dal parroco don Rudy Tonelli è stata la festa della vittoria della fede sulla malattia e sulla morte per il sì totale a Gesù con il quale Rosy si è identificata negli anni della sua malattia. “Nelle lunghe nottate, quando non posso dormire, penso ai chiodi della passione di Gesù”.

Madre di tre figli, una mente lucidissima resa più acuta dalla malattia, attenta al mistero della vita del dolore e della morte. Ha guidato fino all’ultimo i suoi figli dando disposizione ogni mattina per lavori necessari alla casa. Assistita quotidianamente da un gruppo di mamme, ma sopratutto dal figlio Simone, “il mio angelo salvatore”, con una dedizione senza limiti. Il figlio ha perfino attrezzato un pulmino dotandolo di tutte le dotazioni necessarie permettendole di andare due volte a Medjugorie, a Lourdes e perfino di partecipare a una gara motociclistica a Misano dove gareggiava un giovane sampierano, amico di famiglia che le ha regalato al termine della competizione la coppa che aveva vinto.

Amante della vita, si infuriava quando in Tv si parlava di eutanasia. In primavera chiedeva di tenere la veranda aperta perché voleva che l’aria le accarezzasse il viso. Sensibile all’amicizia aveva adottato due ragazzi dell’asilo di Rosetta a Belo Orizonte (Brasile) dove era stato missionario il suo compagno di scuola don Virgilio Resi.

La ricchezza più grande, spettacolo per i sampierani e non solo, è stato il dono ricevuto di una fede semplice e certa. Ne parlava con tutti. Chi andava a farle visita o a dire il rosario ogni settimana con un gruppo anche di ragazzi, usciva confortato da quella casa. “Con la malattia tutto è cambiato dentro di me. Prima mi mancava la fede. Adesso sono convinta di avere Gesù con me che mi aiuta a sopportare la mia condizione. Quando si ha la fede, va sempre tutto bene”.

Si è visto un fenomeno umano impossibile alle forze umane che ha fatto parlare ad alcuni di miracolo. Il miracolo è la serenità. Lei spesso parlava di felicità, che la fede ha operato in una persona che avrebbe avuto tutti i motivi per essere disperata. Il miracolo è ciò che ha espresso una delle persone che l’hanno assistita con regolarità: “Da quando vado ad aiutare la Rosy sono un’altra persona e non ho più le paure di prima”.

don Onerio Manduca,
già parroco di San Piero in Bagno

Carissimo don Onerio,
mille grazie per questa condivisione a cui diamo spazio davvero con grande piacere. Di Rosy, della sua famiglia, della sua malattia e del miracolo conseguente a quell’infermità “grazie” alla quale lei aveva potuto conoscere e trasmettere gli altri ci siamo occupati numerose volte. Ma, e lo so perfettamente, non è mai stato nulla rispetto a quanto Rosy ha testimoniato dal suo letto di inferma totale.

La sua serenità, la sua fede, il suo amore per la vita rimarranno per sempre stampati nella memoria di chi l’ha conosciuta e l’ha visitata almeno una volta. Così come l’affetto e l’amore ricevuti in casa dalla sua famiglia e dai tanti amici che le sono stati vicini in tutti questi anni non solo di dolore, ma anche di grande consolazione.

A presto.
Francesco Zanotti
zanotti@corrierecesenate.it

Pubblicato giovedì 3 Settembre 2015 alle 00:01

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