Viaggio in Francia del Vescovo Douglas, la cronaca/5

Concludiamo la pubblicazione della cronaca del viaggio-pellegrinaggio che il vescovo Douglas ha compiuto in Francia, insieme a Luciano Veneri e a Graziella Batani, ai primi di luglio. Si susseguiranno varie puntate che saranno pubblicate sempre nella sezione Chiesa e Diocesi.

Quinto e ultimo giorno, venerdì 10 luglio 2015

Già dieci minuti prima delle ore 7.00 ci siamo trovati in cappella pronti per la celebrazione della Santa Messa propria del Santuario; eravamo solo noi quattro, mons. Douglas all’altare e Graziella insieme a me… e Ber-nadette con il suo dolcissimo sorriso, addormentata nella sua urna di vetro. Posso evidentemente riferire solo dei miei sentimenti, ma, per me, anche Bernadette, che contempla nell’eternità il Volto del Risorto, ha condiviso con noi la gioia per la nostra Eucaristia, per il nostro ringraziamento al Signore e per le nostre preghiere affidate alla sua intercessione per tutta la nostra diocesi di Cesena-Sarsina e per le Famiglie in modo speciale.

Dopo una veloce colazione nel refettorio degli ospiti siamo partiti per il ritorno a Cesena. Questa tappa sarà la più lunga della settimana ma abbiamo previsto un’altra sosta per incontrare Santa Margherita Alacoque a Paray-le-Monial, in Borgogna.
In auto, dopo una condivisione delle nostre sensazioni a seguito dell’incontro con Santa Bernadette, protet-trice degli ammalati, che ancora trasmette una grande sensazione di pace, umiltà e solitudine, abbiamo ini-ziato, con gioia, la preghiera seguita dalla lettura consueta.
Alle ore 10.15 siamo giunti a Paray-le-Monial ed abbiamo visitato la grande Basilica del Sacro Cuore edificata nel XII secolo in stile cluniacense: come sono belle e come invitavano ad alzare gli occhi e i cuori al cielo le chiese realizzate in quei secoli!
Abbiamo poi raggiunto il Monastero della Visitazione che sorge poco lontano e dove è la tomba della santa suora della Visitazione: Margherita Alacoque, per ispirazione della quale nacque la festa del Sacro Cuore e si diffuse nel mondo la devozione a quel Cuore che a Santa Margherita Alacoque era apparso “su di un trono di fiamme, raggiante come sole, con la piaga adorabile, circondato di spine e sormontato da una croce”.
La santa, nonostante la riluttanza a scrivere delle proprie esperienze ascetiche, lo fece per l’invito ricevuto dal Beato Claudio La Colombière che fu l’unico a non considerarla una visionaria e divenne la sua preziosa e autorevole guida.
Tornando verso l’auto e dopo esserci concessi un caffè per “tirarci un po’ su” ed avere chiacchierato bre-vemente con un giovane cappellano di Pistoia, abbiamo incontrato fra Pietro, un predicatore abruzzese, molto devoto a San Giuseppe, che visita le famiglie annunciando il Vangelo di casa in casa; la particolarità è che io e Graziella lo avevamo incontrato una decina di giorni prima nella basilica di San Liberatore alla Maiella poco dopo essere stati in pellegrinaggio al Santuario del Volto Santo di Manoppello in compagnia di padre Orfeo della Piccola Famiglia della Resurrezione. Anche per lui l’incontrarci nuovamente, questa volta insieme al nostro vescovo, è sembrata una strana coincidenza e ci ha detto: “dopo questi due incontri sento che dovrò venire presto nella vostra diocesi”.
Alle ore 11.30 siamo partiti verso Cesena con circa 850 chilometri da percorrere il più velocemente possibile, compatibilmente con i limiti di velocità e l’eventuale stanchezza. Con sempre maggiore desiderio ascoltiamo la lettura degli scritti di Santa Teresa del Bambin Gesù nell’alternanza consueta dei due lettori. Davvero sono un dono grande!
Certamente per la compagnia di questi pensieri profondi che mi accompagnano nella guida e forse anche per l’istinto che sente avvicinarsi casa, il tempo ed i chilometri sono passati velocemente tanto che nessuno di noi propone una sosta e già verso le ore 14.00 appaiono all’orizzonte le alte cime innevate delle Alpi. Ci siamo permessi, appena superato il confine, una breve sosta con gelato come spuntino verso le ore 16.00… e poi di nuovo in viaggio.
Dopo avere vinto la tentazione di visitare anche la stupenda Sacra di San Michele, il santuario che domina dalla vetta di una montagna tutta la Val di Susa, abbiamo recitato il vespro avvicinandoci a Bologna dove, per le code presenti a causa del traffico del venerdì sera verso la Romagna abbiamo preso la decisione di abbandonare l’autostrada per seguire un percorso alternativo. In verità mons. Douglas mi aveva già consi-gliato di cambiare strada all’altezza di Modena ma io avevo resistito un po’, dovendo però dargli ragione a Borgo Panigale e seguire il suo consiglio di dirigermi verso Calderara di Reno e poi verso Budrio, Medicina per riprendere la via Emilia a Imola o oltre. Il nostro vescovo si è dimostrato un’ottima guida anche dal punto di vista stradale e non mi ha fatto notare che avrei dovuto ascoltarlo un po’ prima…
Alle ore 21.20 le suore indiane che prestano servizio in episcopio hanno accolto festose il vescovo Douglas di ritorno, grazie a Dio, sano e salvo e, crediamo, anche felice, certamente per essere tornato, ma anche per le bellissime esperienze fatte insieme.

Termine della cronaca.

P.S. – dato curioso: da Nevers a Cesena p.zza della Libertà sono esattamente Km 1.000,00

Aggiungo qualche brano che ho scelto velocemente fra gli scritti di alcune delle sante figure incontrate:

Santa Teresa del Bambin Gesù

“Ho sempre desiderato essere una santa, ma – ahimé – ho sempre accertato, quando mi sono paragonata ai santi, che tra essi e me c’è la stessa differenza che tra una montagna la cui vetta si perde nei cieli e il granello di sabbia oscura calpestato sotto i piedi dei passanti. Invece di scoraggiarmi, mi sono detta: il buon Dio non può ispirare desideri inattuabili, perciò posso, nonostante la mia piccolezza, aspirare alla santità. Diventare più grande mi è impossibile, devo sopportarmi tale quale sono con tutte le mie imperfezioni, nondimeno voglio cercare il mezzo di andare in cielo per una via ben dritta, molto breve, una piccola via tutta nuova.
Siamo in un secolo di invenzioni, non vale più la pena di salire gli scalini, nelle case dei ricchi un ascensore li sostituisce vantaggiosamente. Vorrei anch’io trovare un ascensore per salire la dura scala della perfezione. Allora ho cercato nei libri dei santi l’indicazione dell’ascensore, oggetto del mio desiderio, e ho letto queste parole: “Se qualcuno è piccolissimo, venga a me. Come una madre carezza il suo bimbo, io vi consolerò, vi poserò sul mio cuore e vi terrò sulle mie ginocchia”. Mai parole più tenere, più armoniose hanno allietato l’anima mia: l’ascensore dìche deve innalzarmi fino al cielo sono le vostre braccia, Gesù! Per questo non ho bisogno di crescere, al contrario bisogna che resti piccola, che lo divenga sempre più.”

Teresa di Lisieux in una lettera del 9 maggio 1897 scrive:
“Qualche volta, quando leggo certi trattati spirituali… il mio povero piccolo spirito non tarda a stancarsi. Chiudo il libro dei sapienti che manda in pezzi la mia testa e dissecca il mio cuore, e prendo in mano la Sacra Scrittura. Allora tutto mi diventa luminoso, una sola parola dischiude all’anima mia orizzonti infiniti e la per-fezione mi sembra facile”

Santa Bernadette Soubirous

Attraverso varie affermazioni di Bernadette e attraverso una esplicitazione dei suoi sentimenti è stato com-posto un suo ideale testamento. Merita di essere meditato con tutto il coinvolgimento del cuore:
Per la miseria di mamma e papà, per la rovina del mulino, per quel pancone di malaugurio, per il vino della stanchezza, per le pecore rognose… grazie, mio Dio.
Bocca di troppo da sfamare io ero!
Per i bambini accuditi, per le pecore custodite… grazie!
Grazie, o mio Dio, per il procuratore, per il commissario, per i gendarmi, per le dure parole di don Peyramale.
Per i giorni in cui siete venuta, Vergine Maria, e per quelli in cui non siete venuta: non vi saprò rendere grazie altro che in Paradiso.
Ma per lo schiaffo ricevuto, per le beffe, per gli oltraggi, per coloro che mi hanno presa per pazza, per coloro che mi hanno presa per bugiarda, per coloro che mi hanno presa per interessata… grazie, Madonna mia!
Per l’ortografia che non ho mai saputo, per la memoria che non ho mai avuto, per la mia ignoranza e la mia stupidità… grazie!
Grazie perché se ci fosse stata sulla terra una bambina più ignorante e più stupida di me, avreste scelto quella.
Per mia madre morta lontano, per la pena che ebbi quando mio padre invece di tendere le mani alla sua pic-cola Bernadette, mi chiamò: «Soeur Marie-Bernarde»… grazie, o Gesù! Grazie per aver abbeverato di ama-rezze questo cuore troppo tenero che mi avete dato.
Per madre Giuseppina, che mi ha proclamata «buona a nulla»… grazie! Per i sarcasmi della madre maestra, per la sua voce dura, per le sue ingiustizie, per le sue ironie e per il pane dell’umiliazione… grazie!
Grazie per essere stata quella privilegiata nei rimproveri, di cui le mie sorelle dicevano: «Che fortuna non es-sere Bernardette!».
Grazie di essere stata Bernardette, minacciata di prigione perché vi avevo vista, Vergine Santa; guardata come una bestia rara dalla gente; quella Bernardette così meschina che a vederla si diceva: «Non è che que-sto?».
Per questo corpo miserando che mi avete dato, per questa terribile malattia di asma, per le mie carni in pu-trefazione, per le mie ossa cariate, per i miei sudori, per la mia febbre, per i miei dolori sordi e acuti… grazie, mio Dio!
Grazie, Vergine santa, perché sono certa che si compiranno le vostre parole: «Non ti prometto di farti felice in questo mondo, ma nell’altro».
(tratto da “L’angelo mi disse” del Card. Angelo Comastri)
Santa Margherita Alacoque
Nella prima rivelazione (27 dicembre 1673), mentre la Santa è in raccoglimento davanti al SS. Sacramento, Gesù rivela la sovrabbondanza del suo amore per gli uomini.
“Ed ecco come, mi sembra, siano andate le cose. Mi disse: Il mio divin cuore è tanto appassionato d’amore per gli uomini e per te in particolare, che non potendo più contenere in se stesso le fiamme del suo ardente Amore, sente il bisogno di diffonderle per mezzo tuo e di manifestarsi agli uomini per arricchirli dei preziosi tesori che ti scoprirò e che contengono le grazie in ordine alla santità e alla salvezza necessarie per ritirarli dal precipizio della perdizione. Per portare a compimento questo mio grande disegno ho scelto te, abisso di indegnità e di ignoranza, affinché appaia chiaro che tutto si compie per mezzo mio”(A. 53)

Poi Gesù chiede il cuore a S. Margherita per metterlo nel suo Divin cuore e infiammarlo d’amore e resti-tuendolo alla santa dice:
“E in segno che la grande grazia che ti ho concessa, non è frutto di fantasia, ma il fondamento di tutte le al-tre grazie che ti farò, il dolore della ferita del tuo costato, benché io l’abbia già rinchiusa, durerà per tutta la tua vita e se finora hai preso soltanto il nome di mia schiava, ora voglio regalarti quello di discepola predilet-ta del mio Sacro Cuore”(A. 54).

Nella seconda rivelazione, 2 luglio 1674, allora festa della Visitazione, sempre mentre la Santa è di fronte all’eucaristia, il Sacro Cuore
“svelò le meraviglie inesplicabili del suo puro amore e fino a quale eccesso questo lo avesse spinto ad amare gli uomini, dai quali poi non riceveva in cambio che ingratitudini e indifferenza. Questo mi fa soffrire più di tutto ciò che ho patito nella mia passione, mentre se, in cambio, mi rendessero almeno un po’ di amore, stimerei poco ciò che ho fatto per loro e vorrei, se fosse possibile, fare ancora di più. Invece non ho dagli uomini che freddezze e ripulse alle infinite premure che mi prendo per fare loro del bene”(A. 55).

Dopo questa seconda rivelazione il Sacro Cuore chiede a S. Margherita Maria:
“Prima di tutto mi riceverai nella comunione tutte le volte che l’obbedienza te lo permetterà, anche se te ne verranno mortificazione e umiliazioni, che tu accetterai come pegno del mio Amore. Inoltre ti comunicherai il primo venerdì di ogni mese, e, infine, tutte le notti che vanno dal giovedì al venerdì, ti farò partecipe di quella mortale tristezza che ho provato nell’orto degli ulivi. Sarà una amarezza che ti porterà, senza che tu possa comprenderlo, a una specie di agonia più dura della stessa morte. Per tenermi compagnia in quell’umile preghiera che allora, in mezzo alle mie angosce presentai al Padre, ti alzerai fra le undici e mezzanotte per prostrarti con la faccia a terra, insieme a me, per un’ora” (A. 57).

Nella terza rivelazione, che passa sotto il nome di grande rivelazione, ricevuta in un giorno dell’ottava del Corpus Domini:
“Gesù, scoprendo il suo Divin Cuore mi disse: “Ecco quel Cuore che ha tanto amato gli uomini e che nulla ha risparmiato fino ad esaurirsi e consumarsi per testimoniare loro il suo amore. In segno di riconoscenza, però, non ricevo dalla maggior parte di essi che ingratitudini per le loro tante irriverenze, i loro sacrilegi e per le freddezze e i disprezzi che essi mi usano in questo Sacramento d’Amore. Ma ciò che più mi amareggia è che ci siano anche dei cuori a me consacrati che mi trattano così”. Per questo ti chiedo che “il primo venerdì dopo l’ottava del Corpus Domini, sia dedicato ad una festa particolare per onorare il mio Cuore, ricevendo in quel giorno la santa comunione e facendo un’ammenda d’onore per riparare tutti gli oltraggi ricevuti durante il periodo in cui è stato esposto sugli altari.
Io ti prometto che il mio Cuore si dilaterà per effondere con abbondanza le ricchezze del suo divino Amore su coloro che gli renderanno questo onore e procureranno che gli sia reso da altri” (A. 92).

Luigi e Zelia Martin

Luigi e Zelia si sono molto amati, qualche testimonianza dalle loro lettere:

– Lett 1 al fratello Isidoro: “..Io sono sempre felicissima con lui, mi rende la vita molto serena. Mio marito è un sant’uomo, ne auguro uno simile a tutte le donne: ecco l’augurio che faccio a loro per il nuovo anno…”

– Lett 46 a Luigi in viaggio d’affari: “Mio caro Luigi, … Quando riceverai questa lettera sarò occupata a met-tere in ordine il tuo banco da lavoro; non ti dovrai irritare, non perderò nulla, nemmeno un vecchio qua-drante, né un pezzetto di molla, insomma niente, e poi sarà tutto pulito sopra e sotto! Non potrai dire che «ho soltanto cambiato il posto alla polvere», perché non ce ne sarà più… Ti abbraccio di tutto cuore, oggi sono tanto felice al pensiero di rivederti che non posso lavorare. Tua moglie che ti ama più della sua vita”.

Luigi così firmava una sua lettera: “Tuo marito e vero amico, che ti ama per la vita”

La loro vita non fu segnata da particolari esperienze mistiche o da fatti straordinari, ma dalla ferma convin-zione che Dio si occupa di noi, anche nei fatti più piccoli della vita quotidiana.
In una lettera alla figlia Paolina, Zelia a proposito di un amico che diceva “Dio non si occupa di noi”, scriveva:
”…lo vedrà se il buon Dio non se ne occupa, e credo che sarà ben presto, Mi addolora che amici così buoni abbiano simili sentimenti. Lo so bene io che il buon Dio si occupa di me: me ne sono già accorta molte volte in vita mia ed ho molti ricordi a questo riguardo che non si cancelleranno mai dalla mia memoria”(Lett 156)

Come noi, anche Zelia sperimenta tutta la debolezza della sua umanità. Scrive nel 1876:
“Anch’io vorrei farmi santa, ma non so da che parte incominciare; c’è tanto da fare che mi limito al deside-rio. Dico spesso durante la giornata: «Mio Dio, come vorrei essere santa!». Poi non faccio le opere!” (Lett. 154)

La partecipazione alla Messa quotidiana, la preghiera comune, permeava la vita di questa famiglia e la fede era presentata ai figli come una risposta all’Amore di Dio per loro. Di questo i primi testimoni furono proprio i genitori; dice s. Teresa di suo papà:
“non avevo che da guardarlo per sapere come pregano i santi”
Anche la sorella Celina testimonia:
Mia madre mi prendeva sulle sue ginocchia per aiutarmi a preparare le mie confessioni, ed era proprio alla confidenza delle sue figliuole che si rivolgeva sempre. Essendo molto persuasiva, era difficile nasconderle qualche cosa, così aiutò Maria ad essere meno indipendente”.

Luigi e Zelia ebbero nove figli di cui quattro morti in tenera età. Scrive Zelia alla cognata a cui è morto il figlio Paolo alla nascita:
Lett 72: “..Che il buon Dio le accordi la rassegnazione alla sua santa volontà. Il suo caro piccolo bimbo è presso di Lui, la vede, l’ama e lo ritroverà un giorno. E’ una grande consolazione chi io ho provata e che provo ancora. Quando chiudevo gli occhi dei miei cari figlioletti e li mettevo nella bara, provavo un dolore molto grande, ma sempre rassegnato. Non rimpiangevo i dolori e gli affanni sopportati per loro. Molti mi dicevano: «Sarebbe stato molto meglio non averli mai avuti». Non potevo tollerare questo linguaggio. Non trovo che i miei dolori ed affanni potessero essere commisurati con la felicità eterna dei miei bambini. (…) Lei lo vede, mia cara sorella, è un grande bene avere degli angioletti in Cielo, ma non è meno penoso, per la natura, perderli; sono queste le gravi afflizioni della nostra vita…”.

Nell’estate 1876, Zelia ha un doloroso rigonfiamento al seno che verrà diagnosticato come tumore fibroso molto grave, non operabile. Questa notizia getta tutta la famiglia nella costernazione.
Zelia reagisce con coraggio, mettendo la sua fiducia nel Signore.

Lett 189: “Insomma, il buon Dio mi fa la grazia di non spaventarmi; sono tranquillissima, mi sento quasi feli-ce, non cambierei la mia sorte con nessun altra.
Se il buon Dio mi vuole guarire, sarò contentissima, perché in fondo desidero vivere: mi costa lasciar mio marito e le mie figliole. Ma d’altra parte mi dico: «Se non guarirò è forse perché per loro sarà più utile che io me ne vada». Intanto, farò tutto il possibile per ottenere un miracolo; conto sul pellegrinaggio di Lourdes, ma se non sarò guarita, cercherò di cantare lo stesso al ritorno”.

Lett 204: “…ci dobbiamo mettere nella disposizione di accettare generosamente la volontà di Dio, quale che sia, poiché sarà sempre quello che vi può essere di meglio per noi”.

Zelia morirà il 28 agosto 1877 dopo un doloroso calvario. Il 16 agosto riesce con fatica a scrivere la sua ultima lettera al fratello:
Lett 217 – …Decisamente la Santa Vergine non mi vuol guarire. …Che volete? Se la Santa Vergine non mi guarisce, è perché il mio tempo è finito e il buon Dio vuole che mi riposi altrove che sulla terra…”.

Testi da leggere e meditare:

Storia di un’anima – Teresa di Lisieux – Ed. San Paolo
Storia di una famiglia, una scuola di santità – Stefano Giuseppe Piat – Edizioni OCD

Pubblicato martedì 28 Luglio 2015 alle 08:14

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