Addio don Eugenio, prete degli ammalati

Cappellano dell’ospedale, ha avuto una parola di conforto per quanti erano nella sofferenza

Ancora una volta la nostra Chiesa diocesana è stata convocata nella basilica Cattedrale per celebrare la Pasqua, il passaggio alla vita eterna del Paradiso, del suo presbitero don Eugenio Foschi. Don Eugenio ha concluso i suoi giorni la mattina di giovedì 25 giugno, ricoverato all’ospedale “Bufalini” di Cesena.

Nato il 24 febbraio del 1926 a Ronta di Cesena, ben presto la famiglia di don Eugenio – famiglia saldamente fondata nella fede – si trasferì nel territorio della parrocchia di Bagnarola. Quella comunità fu anche per lui il primo seminario che lo avviò, rispondendo alla vocazione al sacerdozio, prima al seminario diocesano, per poi completare gli studi liceali e teologici nei seminari regionali di Fano e di Bologna. Fu ordinato presbitero nella festa dei santi apostoli Pietro e Paolo nel 1950, dal vescovo Vincenzo Gili.

Le prime esperienze pastorali da lui ricordate con riconoscenza, le ha vissute come cappellano nelle parrocchie di San Mauro con il parroco don Pio Vicini, poi a Sala di Cesenatico con don Giuseppe Marchi. Nel 1956 il vescovo Gili gli affidò l’impresa davvero gravosa di costruire, anche materialmente, la nuova parrocchia di Capannaguzzo, intitolata a San Giovanni Bosco.

Lunghi anni di ministero fecondo, sostenuto dalle premure dei suoi familiari e dagli amici parroci del “vicariato”, come allora si chiamava la Zona pastorale, fino al 1988, quando il vescovo Luigi Amaducci lo nominò parroco di Balignano. Da allora ha sostenuto fino all’ultimo dei suoi giorni i ragazzi della comunità di recupero insediata in quella casa dall’Associazione Papa Giovanni XXIII e nel contempo cappellano dell’ospedale “Maurizio Bufalini” di Cesena: un’esperienza vissuta con l’altro cappellano don Giancarlo Bertozzi; fino all’ultimo, tornando al “Bufalini” anche dopo la data del pensionamento, collaborando come “aiutante cappellano”, così amava qualificarsi con i sacerdoti che sono succeduti.

Don Eugenio raccontava questa esperienza pastorale, di consolazione e di conforto accanto agli ammalati e ai loro parenti, con gli amici del personale sanitario che incontrava nella cappella dell’ospedale: “Ricorderò sempre la fatica dei primi mesi, quando iniziai a prestare assistenza religiosa in ospedale. Ma in seguito stare accanto agli ammalati è diventato quasi un bisogno. Papa Francesco – aggiungeva nell’intervista dello scorso anno al Corriere Cesenate – ha dato nuovo slancio alla mia missione, aiutandomi a vedere in chi soffre l’immagine di Cristo”. Ed è per questo evangelo della consolazione e del conforto donato dalla fede che l’affettuosa stima per don Eugenio si è diffusa e continua ben oltre i confini della città.

A donare ulteriore smalto alla sua vita sacerdotale, e quindi al suo ministero – don Eugenio lo ripeteva frequentemente – era stato l’incontro con don Giussani e quindi la sua appartenenza al Movimento da lui fondato “Comunione e Liberazione”. Leggendo il suo testamento riecheggia questa sua adesione che lo ha spinto poi a dare concreto aiuto di carità e di solidarietà a tanti missionari che vivono in America Latina la bella impresa della evangelizzazione.

È doveroso sottolineare, infine, l’aver disposto i frutti dei suoi risparmi a favore dei “suoi” due seminari: il diocesano intitolato a papa San Giovanni XXIII e il seminario intitolato, a Roma, a San Carlo Borromeo che accoglie e forma i giovani che dal Movimento di Cl prendono la strada per servire la Chiesa”.

Piero Altieri

Pubblicato giovedì 2 Luglio 2015 alle 00:01

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