Col fiato sospeso

di Francesco Zanotti

In realtà nessuno può sapere ciò che potrebbe accadere con un’eventuale uscita della Grecia dall’Euro. È il primo dato certo. La moneta unica è una novità per tutti e finora non ci sono state soluzioni come quella che appare ormai alle porte.

Dopo un lunedì nerissimo, quello scorso, per le borse di tutto il mondo (solo in Europa si sono bruciati 287 miliardi di capitalizzazione), tutti i mercati finanziari sono con il fiato sospeso in attesa degli eventi.

Anche i risparmiatori e i cittadini dell’eurozona sono in apprensione. Non solo in Grecia, quindi. Le code davanti ai bancomat e alle banche chiuse non sono un bel segnale per nessuno e lo spettro che la stessa situazione si possa verificare in altre nazioni agita il sonno a più di una persona. Lo stesso primo ministro Tsipras dovrebbe chiedersi perché è stato costretto a misure del genere. Correre a fare incetta di contanti dice di un consenso che vacilla, nonostante le manifestazioni di piazza andate in scena nella capitale.

Negli ultimi anni la Bce, sotto la spinta di Mario Draghi, ha messo in atto diverse misure per contrastare gli speculatori. L’ultima in ordine di tempo è l’ormai famoso quantitative easing, l’immissione di liquidità per proteggere i Paesi più deboli dal rischio contagio. Il timore di un default era fortissimo anche per l’Italia sul finire del 2011, con il famoso spread tra Btp e Bund oltre 500 punti.

Ora l’attenzione è tutta spostata sulla Grecia che, dopo aver insistito per l’ingresso nell’Euro, ora non rispetta gli impegni presi e minaccia un’uscita dalle conseguenze imprevedibili.

Non si può chiedere ciò che non si può ottenere. Inutile insistere. Questo il succo del commento di tanti economisti scesi in campo per tentare di immaginare gli scenari possibili. Forse è stata solo prolungata l’agonia di uno Stato già allo stremo. Ma visto che si parla di popoli e di persone, l’Europa non può venire meno a due condizioni indispensabili per la sua sopravvivenza.

Gianni Borsa, dell’agenzia Sir, indica (cfr pag. 7 edizione cartacea) nella responsabilità e nella solidarietà i valori irrinunciabili per la costruzione della casa comune. Leonardo Becchetti nell’editoriale apparso su Avvenire martedì scorso ha parlato di giustizia e di fraternità. E ha ricordato il piano Marshall, seguito alla Seconda guerra mondiale, capace di generare boom economico, amicizia e benevolenza tra creditori e debitori.

Un dato è indubbio: proseguire nello scontro non serve a nessuno. Speriamo lo comprendano quanti manovrano le leve del comando. Intanto si aspetta l’esito del referendum di domenica prossima. Col fiato sospeso.

Corriere Cesenate 25-2015

Pubblicato martedì 30 Giugno 2015 alle 18:30

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