Commento al Vangelo – Santissima Trinità – Anno B

La profondità del Mistero, la semplicità dello sguardo

Domenica 31 maggio – Santissima Trinità – Anno B
Dt 4,32-34.39-40; Sal 32; Rm 8,14-17; Mt 28,16-20

“Il mistero della Santissima Trinità è il mistero centrale della fede e della vita cristiana. È il mistero di Dio in se stesso. È quindi la sorgente di tutti gli altri misteri della fede; è la luce che li illumina”. (CCC 234) Questa festa è l’esplosione della bellezza e della novità di Dio, novità che abbiamo conosciuto quando Gesù è venuto in mezzo a noi.

Ma la profondità di questo mistero chiede la semplicità dello sguardo: credere nella Trinità significa accogliere un Dio capace di relazioni, di comunicare vita e di farla circolare. “Lo Spirito Creatore ha un cuore: Egli è Amore. Esiste il Figlio che parla con il Padre. Ed ambedue sono una cosa sola nello Spirito che è, per così dire, l’atmosfera del donare e dell’amare che fa di loro un unico Dio” (Benedetto XVI).

Anche nel Sacramento del matrimonio quell’atmosfera del donare e dell’amare rende gli sposi un’unica carne. Gli sposi sono immagine della Trinità, segno concreto, tangibile di Dio Amore. Portano impressa in se stessi l’immagine di Dio, parlano di Dio e lo rivelano. Ma le difficoltà che caratterizzano la nostra esperienza, la realtà del limite che segna le nostre vite e lo stesso peccato, formano una barriera che non permette questa percezione di essere, nonostante tutto, il luogo privilegiato della rivelazione di Dio.

Invece, quanti piccolissimi gesti e parole in casa, con grande semplicità, attualizzano l’amore di Dio per l’umanità: un bacio, una carezza, un abbraccio, un’attenzione, il preparare da mangiare, il mangiare insieme, ringraziare per la camicia stirata o per aver aiutato a sparecchiare la tavola; chiedere scusa per una risposta sgarbata o per non aver condiviso una gioia o una sofferenza. Andare insieme a visitare una persona ammalata, collaborare insieme in parrocchia, colmare con il nostro amore un vuoto d’amore.

Per riprendere consapevolezza e dare nuova energia ai nostri gesti, possiamo ripensare a un gesto molto familiare: il segno della croce. “Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”: proviamo come coppia a ridirlo trenta, cinquanta, cento volte al giorno, anche senza segnarci con il segno della croce: nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo alzandoci al mattino, entrando in casa, abbracciando un figlio, facendo l’amore, perché l’amore di Dio Trinità torni ad essere la nostra casa dalla quale siamo stati generati, siamo usciti e alla quale siamo chiamati a tornare.

Sabrina e Andrea Delvecchio

Pubblicato giovedì 28 Maggio 2015 alle 00:00

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