La sensibilità ecclesiale

di Francesco Zanotti

“La nostra vocazione cristiana è quella di andare controcorrente”. Lo ha ribadito lunedì scorso papa Francesco in avvio dei lavori all’assemblea generale dei vescovi italiani tenutasi a Roma. Un discorso, quello del Pontefice, che ha preso le mosse dalle “notizie sconfortanti, da situazioni locali e internazionali che fanno sperimentare afflizione e tribolazione”.

Il cristiano, invece, è chiamato a essere “testimone gioioso”, ha aggiunto Bergoglio. È chiamato a “trasmettere gioia e speranza agli altri”. A consolare, aiutare, incoraggiare, “senza alcuna distinzione, tutti i fratelli oppressi sotto il peso delle loro croci”.

Francesco ha proseguito ponendo diverse questioni su quella che lui ha definito, dopo due anni di innumerevoli incontri con le conferenze episcopali, la “sensibilità ecclesiale”, ossia quell’appropriarsi “degli stessi sentimenti di Cristo, di umiltà, di compassione, di misericordia, di concretezza e di saggezza”.

Il Papa ha richiamato tutti i presenti, ma l’invito è a tutta la comunità cristiana in Italia, a “non essere timidi o irrilevanti nello sconfessare una diffusa mentalità di corruzione pubblica e privata che è riuscita a impoverire, senza alcuna vergogna, famiglie, pensionati, onesti lavoratori, comunità cristiane, scartando i giovani”, soprattutto, “emarginando i deboli e i bisognosi”. E ha invitato i vescovi a difendere il popolo di Dio “dalle colonizzazioni ideologiche che tolgono l’identità e la dignità umana”.

Sempre in tema di “sensibilità ecclesiale”, richiamata sette volte nel breve, ma denso, discorso di quattro paginette, Francesco ha messo in guardia dai “Documenti soltanto per alcuni studiosi e specialisti”, anziché tradotti in “proposte concrete e comprensibili”. Ha invitato i laici ad assumersi le loro responsabilità senza bisogno del “vescovo-pilota” o del “monsignore-pilota”. Tutti, invece, hanno “la necessità del vescovo-pastore”.

Un richiamo forte è stato anche quello alla comunione e alla collegialità, tra vescovi e sacerdoti. Tra diocesi ricche e quelle in difficoltà. Tra la periferia e il centro. “Tra le conferenze episcopali e i vescovi e il successore di Pietro”. In poche parole, più condivisione, perché questo è chiesto dalla sensibilità ecclesiale: rendere presente Cristo oggi, nei luoghi in cui viviamo.

Inoltre, il Papa ha rivolto un invito a lasciarsi trasportare dallo Spirito Santo verso quegli orizzonti cui incoraggia ad andare se non lo si imbriglia in eventi che, “mettendo in evidenza le solite voci, narcotizzano le comunità, omologando scelte, opinioni e persone”. Accompagnare, è stato un altro verbo usato da Francesco. Siamo tutti chiamati a farci compagni di viaggio, alla maniera dei discepoli di Emmaus, altra immagine non citata, ma evocata dal Pontefice. Accompagnare senza stancarci mai. Senza alcun timore, perché non dipende dalla nostra buona volontà, ma dalla “forza che viene solo da Dio”. Questa è la gioia del Vangelo, un incontro decisivo per la vita della Chiesa e per ciascuno di noi.

Corriere Cesenate 20-2015

Pubblicato martedì 19 Maggio 2015 alle 18:30

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