Commento al Vangelo – IV Domenica di Pasqua – Anno B

Un pastore che guida, cerca, ama e difende le sue pecore

Domenica 26 aprile – IV Domenica di Pasqua – Anno B
At 4,8-12; Salmo 117; 1Gv 3,1-2; Gv 10,11-18

“Io sono il Buon Pastore”, il pastore “bello”, dice il testo greco. Con questo titolo si presenta oggi Gesù. Un pastore che guida, che cerca e che difende le sue pecore fino a donare la vita. E questo per amore.

“Conosco le mie pecore”. Il verbo conoscere esprime un linguaggio d’amore profondo, una condivisione piena della vita. Gesù mi conosce per nome, conosce il mio cuore, i miei pensieri. Sa quanto di bello e di brutto mi porto dentro, le mie potenzialità, ma anche le mie miserie e fragilità. E mi ama così come sono. Per lui sono importante, sono unico, sono prezioso.

“E le mie pecore conoscono me”: sappiamo riconoscere in Gesù il pastore della nostra vita? È necessario che ci chiediamo onestamente chi, o che cosa, conduce la nostra vita. Sappiamo dare un nome ai modelli e agli ideali che ispirano le nostre scelte? Chi seguiamo? Di chi siamo alla ricerca? A chi affidiamo la nostra vita? Al buon pastore che ci tratta come pecorelle ed è disposto a dare la vita per noi, o ai mercenari che ci propinano false ricette di felicità pensando solo al loro interesse?

Anche nella coppia, in famiglia, dobbiamo essere come il buon pastore e la pecore: riconoscerci. Riconoscerci dono l’uno per l’altro, anche nei piccoli gesti che ci scambiamo attraverso una carezza, un sorriso, un pensiero inaspettato, una parola buona. Avere a cuore la felicità dell’altro, fino al punto che se “esce dal recinto”, mi accorgo della sua assenza e lo vado a cercare, fino a dare la mia vita. Ciò che fa bella la nostra vita è proprio l’offrire, il donare per amore.

“Le mie pecore ascolteranno la mia voce…”: l’ascolto presuppone una relazione e tutti possiamo ascoltare la voce del Signore, basta avere l’umiltà di provarci. Dobbiamo eliminare i tanti rumori che riempiono la nostra mente e il nostro cuore per sentire il Signore che parla. Certamente lo fa attraverso la preghiera, ma anche con altri modi che a volte ci possono sorprendere: uno sguardo, un incontro… nel silenzio.

Alla base delle vocazioni di speciale consacrazione c’è sempre un silenzio e una chiamata. In questa domenica dedicata alla preghiera per le vocazioni, un pensiero speciale lo vogliamo avere per i nostri sacerdoti, chiamati da Dio ad essere i pastori delle nostre comunità. Siano sempre fedeli alla loro vocazione, annunciatori instancabili del Vangelo, guide sicure nel nostro cammino, ma soprattutto preti secondo il cuore di Dio.

Sabrina e Andrea Delvecchio

Pubblicato giovedì 23 Aprile 2015 alle 00:00

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