Per donarsi per amore bisogna dare e bisogna perdere

Tempo di Pasqua, tempo di riflessione

“A Pasqua celebriamo il mistero pasquale. Di esso si fa memoria nella celebrazione eucaristica (…). La famiglia, riunita attorno all’altare la domenica, nella propria comunità, esercita il suo servizio sacerdotale. C’è bisogno di sottolinearlo sempre di più e di far crescere nelle nostre famiglie cristiane questa consapevolezza”. (Il vino buono delle nozze di Cana. Vescovo Douglas).

Il cristiano, con il Battesimo, viene inserito in Gesù Sacerdote. Con la celebrazione del Sacramento del matrimonio questo dono assume una svolta perché, come sposi, partecipiamo costantemente alla Sua Pasqua. Riceviamo il dono dello Spirito Santo che ci rende capaci di donarci completamente l’uno all’altra e, insieme, alla Chiesa, proprio come ha fatto Gesù sulla croce. Offrendo noi stessi viviamo la pienezza del sacerdozio. È anche vero che non sempre è facile dire “io mi dono totalmente a te “, ma la bellezza e la dignità della realtà sacramentale sta nell’essere partecipi della stessa donazione di Gesù per la Chiesa.

Il dono è anche un impegno, perché ci chiede di essere sempre più riflesso vivo della comunione che c’è fra Cristo e la Chiesa, trasformando la nostra esistenza in una liturgia (presenza di Dio) attraverso il continuo e sempre più profondo dono di sé. Solo nella fede in questa Grazia speciale possiamo vivere nella certezza che ogni bacio, ogni carezza, ogni volta che usiamo un tono della voce delicato e dolce, ogni abbraccio, ogni sorriso che come sposi ci scambiamo, ogni boccone amaro che mandiamo giù, sono la Pasqua di Gesù.

Si, perché “il matrimonio cristiano ….. è in sé stesso un atto liturgico di glorificazione di Dio in Gesù Cristo e nella Chiesa” (F.C. n. 56). È quindi proprio il Sacramento del matrimonio il luogo dove si può toccare con mano Gesù che si dona alla Chiesa oggi. Ma per donarsi per amore bisogna dare e bisogna perdere. Perdere tutto vuol dire avere dentro una capacità di amore che è straordinaria; come Gesù che “…li amò fino alla fine”, questa capacità a noi sposi è data per il dono dello Spirito Santo ricevuto il giorno del matrimonio. Cedere al coniuge non comporta una diminuzione di personalità: occorre una personalità molto più forte per accettare di perdere che non per imporre, richiede più personalità e forza un gesto di tenerezza che non l’urlare per una giornata intera.

Diventa allora determinante il modo in cui noi sposi partecipiamo all’Eucarestia per poter scoprire l’identità della famiglia, perché l’identità degli sposi è la presenza di Gesù con loro. Solo chi vive l’Eucarestia impara cosa significa dare tutto “Prendi e mangia: questo è il mio corpo. Prendi e bevi: questo è il mio sangue.”

Cari amici sposi, la sfida è dare tutto. Non è semplicemente andare d’accordo, non è sopravvivere al matrimonio, non è l’aver resistito 50 anni di vita coniugale. La sfida è dare tutto. La giustificazione a non dare non è legittimata mai nell’amore. Basta quindi con l’amore interessato del “se tu…..allora io”: non si ama per uno scambio alla pari. Gesù ha amato senza contraccambio. Dobbiamo cominciare ad essere sposi che dicono con forza la bellezza del matrimonio e della famiglia, non perché abbiamo un marito/moglie, figli perfetti, ma perché abbiamo un Amore più grande dei difetti della moglie e del marito. L’Eucarestia educa alla qualità del rapporto.

Sabrina e Andrea Delvecchio

Pubblicato giovedì 16 Aprile 2015 alle 00:01

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