Pellegrini alla Santa Sindone per ravvivare la fede

A Torino in 350 da Cesena-Sarsina, guidati dal vescovo Douglas, sabato 25 aprile

Sabato 25 aprile, il calendario liturgico della Chiesa segna la festa dell’evangelista San Marco. Nel calendario della Repubblica italiana è rimarcato il 70esimo anniversario della “Liberazione”, la fine del II conflitto mondiale, il recupero delle libertà democratiche, l’inizio di una nuova stagione per la storia del nostro Paese. In quel giorno la nostra Chiesa di Cesena-Sarsina, guidata dal vescovo Douglas, andrà in pellegrinaggio a Torino per venerare la reliquia preziosa, l’icona evangelica della Santa Sindone.

Domenica 19 aprile – a Cesena festeggiamo la nostra patrona invocata come Madonna del Popolo – la Chiesa di Torino ha predisposto sapientemente un itinerario che conduce nella Chiesa Cattedrale, davanti all’ostensione del Sacro Lino, il lenzuolo funebre in cui fu avvolto il corpo del Signore Gesù schiodato dalla Croce, prima di essere deposto nella grotta-sepolcro, scavato vicino al Golgota. Ed erano presenti con Giuseppe di Arimatea, la Madre del Signore e con lei il “figlio” Giovanni che il “Figlio” le aveva affidato poche ore prima, e con loro alcune delle donne già impegnate nella sequela del Maestro, che aveva avviato la stupenda impresa dell’Evangelizzazione.

Andiamo a Torino per vivere un appuntamento di Grazia, per riascoltare, come già durante i giorni della Settimana Santa, il racconto della Passione dolorosa del Signore, della sua Crocifissione, della sua gloriosa Resurrezione. Certamente non siamo di fronte a un manufatto raffinatamente dipinto da un abile pittore. Studi scientifici recenti, oltre a smentire le conclusioni affrettate ricavate nell’ottobre 1988 con l’esame del cosiddetto Carbonio 14 – avvalendosi delle immagini tridimensionali realizzate dai laboratori della Nasa, in America, poi ripresi dai docenti del Politecnico di Torino – non solo escludono che la Sindone sia opera di un abile pittore, ma aggiungendo ulteriori risultati di osservazioni approfondite, rimandano come ambiente naturale alla Palestina e come data agli anni della presenza in Terra Santa del Signore Gesù.

I santi segni che richiamano la flagellazione, la incoronazione di spine, la crocifissione di cui ci parlano i Vangeli, sono dapprima il segno dell’effetto-tampone operato dal sangue e dalle essenze aromatiche con cui, seppure in tutta fretta, era stato unto il corpo del Crocifisso, ma ancor più l’effetto di una irradiazione atomica! Quasi l’inizio della Nuova Creazione che ha operato il miracolo della Resurrezione.

Ricordo, ancora con commozione, quando, pellegrini in Terra Santa con il vescovo Antonio Lanfranchi, celebrammo la divina eucaristia nella cappella della Flagellazione, ospiti dei frati francescani accanto alla Basilica del Santo Sepolcro, il cardinale Carlo Maria Martini – in quei tempi pellegrino permanente a Gerusalemme – accettò molto cordialmente di presiedere la celebrazione, e nell’omelia ci confidò, appunto, che questa era la conclusione con cui si poneva, con devozione, davanti al santo lino della Sindone.

Il pellegrinaggio vuole essere un viatico prezioso per vivere l’Anno Santo, l’Anno della Misericordia indetto da papa Francesco. Rileggendo questa misteriosa pagina del Santo Vangelo (non oscura, ma richiamante la ricchezza della infinita misericordia del Signore) si ravvivrà la nostra fede, si ricompaginerà la nostra fraternità per “uscire” a incontrare le lontane e vicine periferie dove vivono i “crocifissi” scartati dal nostro mondo secolarizzato ed egoista, nelle tristissime solitudini abitate, seppure con rutilante ricchezza, da tanti fratelli, testimoni dell’Evangelii Gaudium.

Piero Altieri

Pubblicato giovedì 16 Aprile 2015 alle 00:02

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