La condanna: rassegnati a morire. “Io non ci sto”

Ergastolano con fine pena “mai”. La sorella non si arrende

Caro direttore,
grazie mille per avere risposto al mio messaggio su Facebook. Sono la sorella di Salvatore. In breve le racconto la nostra vita. Siamo nati in un paesino del comune di Barcellona Pozzo di Gotto in provincia di Messina (Acquaficara). Mio fratello è più grande di me di soli 21 mesi. Quando siamo nati mio padre si trovava in carcere. Poi ha sempre continuato a entrare e uscire di prigione, non interessandosi mai a noi.

Mia madre invece ha sempre lavorato per tirarci su e ancora adesso all’età di 62 anni continua a lavorare in campagna.

Già da ragazzino mio fratello veniva additato come il figlio di quello che entra ed esce dal carcere. Non abbiamo mai avuto neppure l’aiuto delle assistenti sociali. Mio fratello era sempre allo sbando. Nell’età dell’adolescenza viene attratto dalla malavita locale. Un malavitoso lo fa partecipe al suo clan. Viene arrestato all’età di 20 anni e dopo 10 anni viene condannato all’ergastolo ostativo. Ha ammesso i suoi crimini, ma non per questo si è dichiarato pentito, al contrario di altri che, dichiarandosi pentiti, godono già da almeno una decina di anni della libertà, finanziati dallo Stato.

Da quando è stato arrestato sono trascorsi 24 anni. Ha fatto un percorso carcerario all’insegna della riabilitazione, dandosi allo studio, alla scrittura, alla poesia, ma nulla di questo è valido per un ergastolano ostativo.

Negli ultimi tre anni ha partecipato al concorso letterario Goliarda Sapienza, classificandosi tra i 20 finalisti. I suoi racconti sono finiti nelle antologie pubblicate da Rai Eri dalla direttrice e curatrice Antonella Ferrera.

La mia è una richiesta di aiuto: vorrei far capire che un uomo che ora ha 44 anni non è più quel ragazzino di 18 anni di allora… E lo Stato non può essere così vendicativo. Per gli ergastolani ostativi non c’è speranza… Mio fratello sembra rassegnato a morire in una cella. Io no.

Le allego i racconti del Premio letterario… Grazie per avermi ascoltata.

Giusy Torre

Carissima Giusy,
sono io che ringrazio voi per avermi scritto. Nel mio piccolo e per quel che posso, come avrai visto sul giornale che dirigo e in alcune mie apparizioni televisive (specialmente dopo quella su Tv2000 del 19 marzo), cerco di non perdere occasione per dare voce a chi voce non ce l’ha. So benissimo che non sempre ci riesco. Persone come voi meriterebbero più attenzione e più spazio.

Intanto, grazie all’immensa opera messa in campo da lungo tempo nel carcere di Forlì dagli amici della San Vincenzo De’ Paoli di Cesena sotto l’impulso di Luigi Dall’Ara, abbiamo realizzato questo Primo piano. In vista della prossima Pasqua mi pare un bel segnale di speranza. La stessa speranza che auguro anche a voi, specialmente a tuo fratello Salvatore. Non mollate mai.

A presto.

Francesco Zanotti
zanotti@corrierecesenate.it

Pubblicato giovedì 2 Aprile 2015 alle 00:01

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