A colloquio con l’imam di Cesena

L’egiziano Yousif Elsamahy guida la moschea di Torre del Moro

CESENA – “Noi siamo aperti al dialogo. Seguiamo solo quello che ha detto il Profeta. Come un padre che ha molti figli e a tutti fornisce la stessa educazione, ma poi prendono strade diverse, così accade per le religioni e per l’islam. Ogni figlio interpreta a modo suo. Non è così anche per i cristiani? Ce ne sono diversi, o no?”

Nella nostra sede abbiamo incontrato l’imam di Cesena, shikh (il nostro ’don’) Yousif Elsamahy, quarantenne egiziano, da quasi un anno nella nostra città. E’ lui il capo della moschea che ha sede a Torre del Moro, luogo nel quale ogni venerdì si radunano almeno 400-500 persone per il loro giorno di festa.

Con lui Yakine Hicham, vice presidente del locale centro culturale islamico, 43enne marocchino con cittadinanza italiana. E’ in Romagna dal 1996 dopo esserci arrivato la prima volta come turista mentre studiava in Francia. A Cesena vive con la moglie e due figli. Ha un passato di lungo corso come attaccante nella squadra di calcio delle Vigne nel campionato del Csi, con alcune finali disputate allo stadio “Manuzzi”. Ricorda benissimo Adelio Camagni, morto nel febbraio scorso e anima del Gruppo polisportivo Vigne per lunghi anni, e l’attuale responsabile Massimo Bigi.

Yakine ci tiene a sottolineare che fa il volontario con la Croce Rossa italiana di Cesenatico, “per fare capire che siamo per la pace e non siamo tutti terroristi”. E subito dopo aggiunge, ricordando quanto pronunciato venerdì scorso dall’imam: “Riguardo a quello che è accaduto in Francia, noi diciamo che non rispondiamo con la violenza a chi ci insulta, anche con le vignette. Noi ci rivolgiamo in maniera pacifica a tutti e a tutti chiediamo di non insultarci e di non provocarci”.

“Libertà di stampa e di espressione – aggiunge l’imam Yousif – non significa offendere gli altri. Anche il Papa nei giorni scorsi ha ricordato che non si offende la mamma. In ogni caso noi non rispondiamo mai con la violenza. La nostra religione, l’islam, spiega cosa dice il Corano e cosa dice il Profeta. Solo questo, unicamente questo. Certo, se qualcuno viene in casa nostra o nei nostri Paesi per occuparci, noi ci difendiamo. Difendiamo i nostri beni, le nostre famiglie, i nostri Paesi. Ma mai con la forza. Prima di tutto cerchiamo di evitare lo scontro. Poi, certo, esistono diverse interpretazioni della Jihad: una riguarda l’impegno personale, interiore, per migliorare il proprio rapporto con Dio, per non andare fuori strada, per pregare, fare del bene, seguire la religione, aiutare le persone”.

Si leggono notizie diverse sui giornali. Le televisioni riportano casi eclatanti di gente perseguitata e anche uccisa perché uscita dall’islam. “Noi non dobbiamo convincere nessuno con la forza – assicura l’imam -. Dobbiamo spiegare, dare consigli, pregare perché uno si converta, ma mai con la forza. Non dobbiamo mai forzare nessuno. In nessun modo. E’ scritto nel Corano”.

I casi di Asia Bibi, in carcere da oltre duemila giorni a causa della sua fede cattolica, le stragi dei terroristi dell’Isis e di Boko Aram sembrano indicare tutto un altro islam. “I pazzi e i terroristi ci sono ovunque e in tutte le religioni. Noi, con queste persone non abbiamo nulla a che fare. Sono del tutto estranee a noi. Condanniamo le loro azioni. Questo non è islam. Non c’entra nulla con l’islam. L’islam non dice mai di uccidere, se non per difendersi”.

Certi Paesi, però, non garantiscono la libertà di religione a tutti. “Noi viviamo in pace con cristiani ed ebrei- assicura l’imam -. A casa mia, in Egitto, dove ho studiato (l’imam ha un master conseguito nella migliore università del Paese, ndr) e dove sono ancora mia moglie con i miei cinque figli, tutti convivono pacificamente, cristiani e islamici assieme. Ci vuole la libertà di religione per tutti”.

Ci sono conversioni dal cristianesimo all’islam. Più difficile trovare percorsi inversi. “Se uno si converte dall’islam noi chiediamo i motivi – conclude l’imam che deve lasciare la redazione per andare alla preghiera di mezzogiorno -. Dialoghiamo con quella persona. Domandiamo le ragioni. Ma tutto finisce qui”.

Francesco Zanotti

Pubblicato giovedì 22 Gennaio 2015 alle 00:01

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