I santi della carità fanno da battistrada. Papa Francesco invita tutti a uscire

Carissimo direttore,
vorrei ringraziarla per il testo di papa Francesco che ci ha riproposto con l’editoriale della scorsa settimana. Un testo pregnante, denso in ogni sua parola, starei per dire senza ombra di dubbio un testo scritto da un “vincenziano”. Si perché il nostro fondatore Federico Ozanam e papa Francesco sono sullo stesso binario assieme a tanti altri santi della carità: don Oreste Benzi, don Baronio, monsignor Tonino Bello, Annalena Tonelli…

Vorrei notare tre parole che ai nostri orecchi e al nostro palato di cristiani veri dovrebbero essere dolci come il miele, anzi di più: accoglienza, misericordia e paternità.

Dove le abbiamo messe? Forse, preoccupati, le stiamo conservando in un barattolo ermetico per paura che si deteriorino, così facevano e fanno le mamme con i pomodori e altri tipi di frutta per l’inverno. Il cristiano è un custode e cerca di attuare ciò che custodisce nel suo cuore.

Il beato Federico Ozanam per ringraziare Gesù che aveva ricevuto nella santa Eucaristia saliva le scale di vecchie abitazioni per far visita a persone povere e indigenti. Noi invece, forse, li aspettiamo dietro a una scrivania. Don Baronio li andava a cercare, don Benzi andava a cercare le prostitute… Giustamente lei dice che non è più tempo di rimanere nel fortino beandosi di quelli che sono rimasti dentro. Occorre andare incontro alle persone, come ci hanno insegnato i nostri santi.

Vorrei renderla partecipe di quanto mi è accaduto dalla primavera ad oggi. Un signore della Costa d’Avorio si trova a Cesenatico senza residenza e proveniente da Calderara di Reno; aveva trascorso l’inverno in un locale dove non c’era riscaldamento. Dopo nove anni di dialisi ha il trapianto dei reni donati da una famiglia di un ragazzo di Forlì. Dovendo lasciare il locale dove si trovava, mi sono messo a bussare a tante porte, anche a quelle dove pensavo che non mi avrebbero potuto dire di no. Invece ho dovuto fare come il buon Samaritano, sono dovuto andare a sentire con un albergatore, il quale lo ha accolto e noi abbiamo pagato di tasca nostra. Ora, grazie al Cielo, non è più un fantasma per la società, ma ha residenza in comune di Cesenatico. Avendo il permesso di soggiorno illimitato può usufruire del medico di base e delle rispettive cure mediche. Nel frattempo, durante l’estate, ha dovuto subire altri due interventi.

Mi perdoni direttore, ma non potevo tacere. Nuovamente grazie per averci dato l’occasione di una forte riflessione.

Ettore Lucchi

Carissimo Lucchi,
sono io che la ringrazio per aver evidenziato il carattere “vincenziano” del discorso del Papa a chiusura del Sinodo sulla famiglia. Francesco ci richiama, quasi ogni giorno, a uscire dal nostro mondo e ad andare incontro alla gente. Non è facile per nessuno, ammettiamolo. Però non possiamo tenere per noi ciò che di bello abbiamo incontrato. Anzi, siamo chiamati ad annunciarlo sui tetti. Questa è la nostra missione. Questa è la nostra vocazione. E questo è il tempo che ci è dato da vivere. I santi sono gli esempi a cui dobbiamo ispirarci e loro sono con noi per sostenerci nel nostro cammino.

Cordialità.

Francesco Zanotti
zanotti@corrierecesenate.it

Pubblicato giovedì 30 Ottobre 2014 alle 00:01

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