Una Chiesa in uscita

di Francesco Zanotti

“Tanti commentatori, o gente che parla, hanno immaginato di vedere una Chiesa in litigio dove una parte è contro l’altra, dubitando perfino dello Spirito Santo, il vero promotore e garante dell’unità e dell’armonia della Chiesa. Lo Spirito Santo che lungo la storia ha sempre condotto la barca, attraverso i suoi ministri, anche quando il mare era contrario e mosso e i ministri infedeli e peccatori”.

Ho tratto questa citazione dal discorso che papa Francesco ha tenuto sabato scorso durante l’ultima Congregazione generale del Sinodo straordinario sulla famiglia svoltosi a Roma dal 5 al 18 ottobre.

Parole con la quali il Santo Padre ha cercato di fare intendere a tutti la bontà del cammino intrapreso, dei rischi che si corrono e dell’atteggiamento da tenere nei riguardi della famiglia: paternità, misericordia e accoglienza, come sottotitolava Avvenire a pagina 6 domenica scorsa.

Ora la parola passa alle Diocesi, alle Chiese locali, chiamate ancora una volta a ritrovarsi e a ragionare su quanto discusso e proposto dai padri sinodali nelle due settimane romane. Per questo, ha raccomandato il Papa, si dovrà lavorare sulla Relatio synodi pubblicata in 62 punti, alcuni dei quali controversi e approvati senza la maggioranza richiesta dei due terzi.

Il cammino è aperto e la strada è indicata, avendo ben presente una delle maggiori raccomandazioni di papa Bergoglio: una Chiesa in uscita. Lo ha ribadito ancora una volta sempre sabato scorso, quando ha ricordato che il compito del successore di Pietro “è di garantire l’unità della Chiesa; è quello di ricordare ai pastori che il loro primo dovere è di nutrire il gregge – nutrire il gregge – che il Signore ha loro affidato e di cercare di accogliere – con paternità e misericordia e senza false paure – le pecorelle smarrite. Ho sbagliato, qui. Ho detto accogliere: andare a trovarle”.

Non possiamo più fermarci nelle chiese, peggio ancora nelle sacrestie. Non è più il tempo di rimanere nel fortino, guardando chi è rimasto dentro. Occorre uscire, andare incontro alle persone, invitarle a seguire un cammino che riempie la vita. Così come fece Gesù quando invitò Zaccheo a scendere dal sicomoro e ad andare a preparare per il pranzo, perché Lui sarebbe entrato nella sua casa.

Questa è la Chiesa che in tanti si attendono oggi. Che poi è quella che è sempre stata. Quella che si è fatta e si fa prossimo con chi non ha nulla. Quella che si fa compagna di viaggio degli orfani, dei profughi, dei poveri, dei disoccupati, degli ammalati, gli ultimi, gli ultimi degli ultimi. In una parola, di tutti. Una Chiesa che non ha paura di rimboccarsi le maniche come la sua storia lunga duemila anni sta a dimostrare.

Corriere Cesenate 38-2014

Pubblicato martedì 21 Ottobre 2014 alle 18:30

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