Il passaggio del Fronte a Ronta e a San Martino

La zona di Ronta e San Martino in Fiume, a Cesena, fu segnata profondamente dal passaggio del fronte. Riportiamo integralmente il ricordo che due giorni fa è stato letto in parrocchia.

19 ottobre 1944, i tedeschi si ritirano disordinatamente da Cesena, la città è stata abbandonata, gli Alleati sono vicini. Da giorni si ode solo un rumore tremendo di arei, sirene e bombe che scoppiano; l’odore della polvere da sparo riempie l’aria.

Nel primo pomeriggio l’artiglieria alleata inizia a bombardare la via Ravennate e i suoi piccoli paesi. La chiesa di San Martino viene colpita fatalmente, il campanile crolla sulla chiesa stessa, mentre il soffitto collassa. Da Ronta i tedeschi vedono solo un’immensa colonna di fumo, ma non hanno tempo per fare commenti, i soldati hanno un compito e devono sbrigarlo il prima possibile, abbattere il campanile della Pieve. Le cariche esplosive sono state posizionate sotto al campanile. Velocemente prendono la Ravennate e si danno alla fuga, mentre alle loro spalle la torre, e buona parte della chiesa, esplode.

La fuga è rapida e disordinata, è tutto un susseguirsi di ordini e comandi confusi, l’unico obiettivo è scappare ritirarsi, lasciando attorno a sé solo terra bruciata.

I nazisti se ne sono andati, l’invasione è finita. In molti escono dalle case per gioire della fine di quegli anni terribili, mentre ancora sopra di loro si udivano i frastuoni degli ordigni e degli incrociatori che inseguivano il nemico. La mattina si esce cautamente, la voglia di ricostruire e di lasciarsi tutto alle spalle è tanta, ma la tragedia di queste terre non è ancora finita. Nella tarda mattinata del 20 ottobre inizia la lenta sfilata delle forze inglesi, canadesi e neozelandesi, sulla Ravennate.

Un carrarmato neozelandese precede in ricognizione il grosso dell’esercito. A San Martino una piccola famiglia osserva festante il passaggio, il padre con il suo piccolo bambino escono in giardino e si accostano al cancello per meglio vedere il carro, la moglie e la bella figlia di 17 anni rimangono in casa, uscire è troppo pericoloso. Il soldato al grido festante della famiglia “VIVA I LIBERATORI!” mette la testa fuori dal carrarmato e saluta sorridendo; ma il suo volto cambia rapidamente espressione, inizia ad urlare e gesticolare con terrore, si richiede velocemente nel carro e parte con rapidità, mentre un frastuono assordante lacera la calma di quella mattinata. Il Padre sbigottito si gira verso la propria casa, distrutta, colpita da una bomba lanciata da un aereo inglese, la sua dimora era stata scambiata per un carro armato tedesco nascosto fra gli alberi. La moglie e la bella figlia Gigliola non videro mai la fine della guerra, morirono a causa di quella bomba.

Questa è una delle tante tristi storie che si sono susseguite tra Ronta e San Martino in tempo di guerra, storie tristi ed ingiuste. Ma è da queste morti, da questo, purtroppo, inevitabile dolore, che è nata la pace.

Ricordiamo le nostre vittime, diamo un senso alle loro vite, portiamo nel cuore il loro dolore, per non rendere invano il loro immenso sacrificio. Continuiamo a costruire la pace, giorno per giorno per trasformare il dolore una morte triste ed assurda nell’opportunità di un mondo sereno, giusto e felice.

A Gigliola e a tutti i caduti

Pubblicato martedì 21 Ottobre 2014 alle 08:16

Trattandosi di un vecchio articolo non è più possibile commentare.

Brevi quotidiane

Ultimi articoli

Ultimi interventi

Parole di Vita

Archivio Documenti