Vita consacrata: “Custodire un’assenza. Mostrare una promessa”

Il vescovo Douglas scrive una Lettera aperta ai consacrati

Carissimi fratelli e sorelle,
mi rivolgo a voi all’inizio dell’anno pastorale 2014-2015 dedicato da papa Francesco alla vita consacrata. Come sapete, educare la famiglia alla vita buona del vangelo è il programma diocesano di quest’anno. Guidati dalle linee pastorali Il vino buono delle nozze di Cana, avrete l’accortezza di tenerle presenti attuandone le indicazioni dentro alle vostre comunità. Ma un’attenzione particolare la vogliamo riservare quest’anno a voi, fratelli e sorelle carissimi, che con la vostra vita contribuite a “manifestare il mistero e la missione della Chiesa con i molteplici carismi di vita spirituale e apostolica” (Vita consecrata, 1).

Vita familiare e vita consacrata

Mi ha colpito quando ho letto nel Messaggio al popolo di Dio dell’ultimo Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione (7-28 ottobre 2012) che due sono i luoghi in cui il Vangelo è annunciato: il primo è la famiglia e il secondo è la vita consacrata: “La vita familiare è il primo luogo in cui il Vangelo si incontra con l’ordinarietà della vita e mostra la sua capacità di trasfigurare le condizioni fondamentali dell’esistenza nell’orizzonte dell’amore. Ma non meno importante per la testimonianza della Chiesa è mostrare come questa vita nel tempo ha un compimento che va oltre la storia degli uomini e approda alla comunione eterna con Dio. Di questo orizzonte ultraterreno del senso dell’esistenza umana sono particolari testimoni nella Chiesa e nel mondo quanti il Signore ha chiamato alla vita consacrata, una vita che, proprio perché totalmente consacrata a lui, nell’esercizio di povertà, castità e obbedienza, è il segno di un mondo futuro che relativizza ogni bene di questo mondo” (n. 7). Offro perciò a voi e a tutta la comunità diocesana alcune brevi riflessioni. Prendo lo spunto da un articolo del teologo E. Biemmi apparso su Consacrazione e servizio del 4/2013. Voi, fratelli e sorelle consacrati, avete questa vocazione che vi accomuna: custodire un’assenza, segnare una differenza, mostrare una promessa.

Custodire un’assenza

La vita consacrata diventa ’luogo’ di evangelizzazione quando viene assicurato lo spazio della cura di Dio. Quando nella vita delle vostre comunità religiose il tempo e lo spazio sono intasati dalle cose e dalle attività, voi non alimentate l’attesa che deve invece caratterizzare la vostra vita. In essa e con essa, infatti, voi dite al mondo che stiamo vivendo un grande Avvento e siamo in attesa di Colui che sta per venire. Le cose e le attività, pur buone e necessarie, assumeranno così un valore relativo davanti alla Bellezza che verrà.

Segnare una differenza

Sarà il vostro stile di vita sobrio, obbediente e casto a segnare la differenza che fa della vostra vita consacrata (ma ciò vale anche per la vita cristiana in genere) un dono per la Chiesa e per il mondo. Essere diversi non vi allontana e non vi esonera dall’amare questo mondo nel quale C siete immersi. Non lasciatevi rubare ciò che vi qualifica e vi caratterizza, il vostro carisma, quello indicato dai vostri Fondatori, ma soprattutto quello che vi accomuna in quanto consacrati: il “radicalismo del dono di sé per amore del Signore Gesù e, in Lui, di ogni componente della famiglia umana” (Vita consecrata, 3).

Mostrare una promessa

Con la vostra vita fraterna, voi tenete viva una promessa: quella di un mondo di figli e di fratelli che solamente nel Regno avrà pieno compimento. Pur nei limiti della vostra umanità, la testimonianza della vita fraterna è un potenziale enorme e dirompente di luce e di bontà che contesta, in modo profetico, una cultura e un vivere sociale prevalentemente sbilanciato sull’individuo. A voi che siete dediti alla vita di preghiera e alla contemplazione, a voi impegnati nelle variegate attività educative e caritative, a voi membri di Istituti secolari e dell’Ordo Virginum che vivete dentro le realtà terrene per testimoniare in esse la bellezza di Dio con il calore della fede e l’ardore della carità, a tutti voi, fratelli e sorelle consacrati, il nostro grazie per quello che siete nella Chiesa. A voi va la nostra stima.

A tutti l’augurio che l’Anno della Vita consacrata contribuisca a far crescere in unità e comunione la nostra Comunità diocesana.

Cesena, 4 ottobre 2014,
festa di san Francesco d’Assisi

Douglas Regattieri
vescovo

Pubblicato giovedì 16 Ottobre 2014 alle 00:02

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