“La missione appartiene alla famiglia”

A colloquio con suor Marta Ventrucci, suora francescana della Sacra Famiglia e direttrice dell’Ufficio missionario diocesano, nei giorni precedenti l’88esima Giornata Missionaria Mondiale (domenica 19 ottobre)

“Periferie cuore della missione” è il tema della 88esima Giornata Missionaria Mondiale, momento privilegiato in cui i fedeli dei vari continenti si impegnano con preghiere e gesti concreti di solidarietà a sostegno delle giovani Chiese nei territori di missione (dal messaggio Gmm 2014).

Nei giorni precedenti la Giornata, ne abbiamo conversato e riflettuto con suor Marta Ventrucci, da circa un anno direttrice dell’Ufficio diocesano di animazione missionaria.

Cosa s’intende per periferia, soggetto principale del Messaggio 2014? Come il credente vive la periferia? Perché cuore della Missione?

Numerose sono state le occasioni in cui il Papa ha detto di desiderare “una Chiesa povera e per i poveri” e ha invitato i credenti a uscire per andare alla ricerca delle “periferie”: uscire da noi stessi, dalle nostre comunità, per andare là dove gli uomini e le donne vivono, lavorano e soffrono e annunciare loro la misericordia del Padre che si è fatto conoscere agli uomini in Gesù Cristo di Nazareth” (giugno 2013 ai partecipanti al convegno ecclesiale di Roma). Oggi ci chiediamo: siamo in cammino? Siamo in uscita? Lo siamo nella misura in cui gli uomini e le donne del nostro tempo possono sentire risuonare la lieta notizia “Dio è Amore”. Come cristiani, dobbiamo scoprire e far scoprire che Dio è amore. Questo è missione, non tanto di più né tanto di diverso.

Per ogni battezzato, laico o consacrato che sia…

Se per qualcuno questo è una scelta di vita – vedi i missionari per la missione ad gentes – per ciascuno di noi diventa chiamata lì dove vive, a sperimentare e far sperimentare l’amore di Dio. Il compito di annunciare il Vangelo riguarda ogni credente, è compito accolto nel Battesimo e confermato nella Cresima. La periferia è il cuore della missione della chiesa, e il cuore indica ciò che accoglie come propri i desideri e i bisogni dell’uomo. Dio ci spinge a uscire da noi stessi per incontrare Lui nei fratelli. Così i confini da geografici diventano sempre più “antropologici o sociali”, e più che delimitare un luogo lo attraversano intrecciandosi fra di loro. La distanza non è più l’unico e assoluto criterio per definire le “gentes”, se per distanza si intende spazio e tempo. Tanto più che sentiamo preminenti oggi, nei nostri contesti, le “distanze sociali” che si manifestano in modo drammatico: un crocevia di culture, disagi e solitudini che la Chiesa deve abitare. Sono queste le periferie esistenziali.

Vivere l’evangelizzazione è dunque una priorità, una dimensione concreta. Come far camminare la nostra Chiesa su queste ‘scarpe’?

Il vescovo Douglas, in occasione della recente assemblea degli operatori pastorali, facendo riferimento a documenti pontifici e non, ha richiamato l’urgenza della Nuova Evangelizzazione, che favorisce la crescita della Chiesa per “attrazione”, e la trasmissione della fede “da esperienza a esperienza”. Abbiamo bisogno di fare un cammino comune “per manifestare al mondo l’unità tra la proclamazione della verità e la coerenza della vita. L’evangelizzazione ha bisogno della testimonianza.

Come farne esperienza nella nostra vita comunitaria, in famiglia e nel lavoro?

Considerando tutti gli ambiti della vita che viviamo come luogo ed esperienza di realizzazione della nostra ‘missione’. La vita di ognuno sia servizio reciproco di donazione di se stessi. L’evangelizzazione passa di qui.

L’Ufficio diocesano missionario come si sta muovendo nell’animazione missionaria della Chiesa di Cesena- Sarsina?

Tra i primi desideri coltivati e anche realizzati c’è stato quello di conoscere almeno un poco le varie realtà missionarie di cui avevamo un minimo di notizia di presenza. Abbiamo contattato e invitato. Il frutto è stata una discreta mappatura della presenza di gruppi missionari che, in autonomia o in appoggio alle parrocchie, sono in contatto con missioni estere, tramite ponti di amicizia con missionari viventi o deceduti, che hanno segnato un percorso, un canale di aiuto e di sostegno che continua ancora… In Diocesi sono presenti varie associazioni costituite per il sostegno a vari progetti in altri continenti. Il sostegno va continuato, animato e coordinato nella formazione, perché l’andare e l’incontrare abbia un’anima. L’intento è di animare la missionarietà insita in ogni manifestazione di vita e situazione sociale, puntando l’attenzione sul sesto continente, costituito da chi è arrivato in Italia in vario modo da Paesi lontani e vive insieme a noi, accanto a noi.

Quali prossimi appuntamenti?

Come famiglia diocesana tutti siamo invitati a vivere le celebrazioni che ricordano il 50esimo anniversario della presenza dei sacerdoti Fidei Donum (fratelli sacerdoti che hanno operato e che vivono tuttora come espressione della missione Ad gentes della Chiesa di Cesena- Sarsina). Questo anniversario è occasione preziosa per valorizzare e dare nuovo slancio missionario alla nostra Chiesa locale. Nei giorni di venerdì 12, sabato 13 e domenica 14 dicembre si vivrà il 50esimo anniversario dell’inizio della Missione diocesana in Colombia, Venezuela e Mozambico. In particolare, la sera di venerdì 12 si terrà un incontro a Palazzo Ghini di Cesena. Ospite della serata sarà don Maurilio Guasco, storico e conoscitore della nostra missione diocesana. La serata di sabato 13 sarà animata insieme alla Pastorale giovanile. Domenica 14 dicembre alle 18 in Cattedrale il vescovo Douglas presiederà una celebrazione con tutti i sacerdoti.

Nell’anno pastorale dedicato alla famiglia, come la famiglia è missionaria?

Entrare in sintonia con il cammino che la nostra Chiesa locale c’invita a fare è per tutti la opportunità di scoprire che la “missione” appartiene alla famiglia! L’affermazione è impegnativa, ma quanto mai realistica. Quando si parla di “missione” è facile ridurre tutto a “terzo mondo”, sostegno a progetti attraverso raccolte fondi, lotterie e sagre parrocchiali. Così la “missionarietà della famiglia” è sistemata. Si vorrebbe non ridurre la missionarietà a un contributo economico, ma lasciare che ci porti ovunque nel mondo proprio cominciando dalla nostra casa. Penso che dobbiamo accogliere la sfida di lasciarci innamorare di Gesù, che ci propone una vita donata a Lui e impegnata nell’essere canale del Suo Amore con chi ci vive accanto.

Sabrina Lucchi

Pubblicato giovedì 16 Ottobre 2014 alle 00:01

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