“Torno in Africa e mi metto a servizio del Sud Sudan”

Il vescovo monsignor Giorgio Biguzzi ha risposto all’appello dei vescovi della giovane nazione

“Ho nel cuore la mia Chiesa di Cesena-Sarsina, ma voglio e desidero partire per il Sud Sudan. Per dare una mano, per mettermi a disposizione, per condividere le sofferenze dei vescovi, dei sacerdoti e di tutta la gente di questo nuovo paese africano”.

Così monsignor Giorgio Biguzzi, vescovo emerito di Makeni, ha annunciato la volontà di partire ancora per l’Africa, dopo una vita passata in Sierra Leone.

“Qualche giorno fa – ha detto padre Giorgio, come affettuosamente lo chiamano i parrocchiani di Martorano – ho letto su Avvenire un articolo in cui i vescovi del Sud Sudan lanciavano un appello. Hanno bisogno di aiuto, e non solo materiale, ma anche di un sostegno per arrivare a una pace forte e duratura. E allora mi sono chiesto cosa potevo fare io. Ho deciso di andare, per due mesi e mezzo, e di mettermi a disposizione dei vescovi locali. Saranno loro a dirmi come posso essere utile, non porto con me una ricetta pronta. Ho una certa esperienza dopo ciò che ho vissuto in Sierra Leone, anche nei momenti di guerra, ma questo non significa che sappia più di altri. Mi metto al servizio della Chiesa”.

Monsignor Biguzzi ha 78 anni e da un paio d’anni, da quando ha lasciato il servizio pastorale a Makeni, si è messo a disposizione della chiesa locale di Cesena-Sarsina. Cresime, processioni, celebrazione della Messa anche in piccole parrocchie: il vescovo non si è sottratto a nessuna richiesta gli venisse avanzata. Ma ora l’Africa lo chiama nuovamente. D’altronde è un missionario saveriano, è nel suo Dna l’anima del “partire” per essere in mezzo alla gente, in particolare agli ultimi, a quelli che vivono nelle periferie del mondo.

Il Sud Sudan è una repubblica indipendente dal 2011. E’ grande due volte l’Italia e conta circa 15milioni di abitanti. “Dieci mesi fa – spiega monsignor Biguzzi – è scoppiato un conflitto fra le due etnie e anche l’esercito si è spaccato: una parte è rimasta fedele al presidente e gli altri si sono schierati con il vice, dividendosi fra le due fazioni-etnie in campo. In più scorrazzano per il paese bande di ribelli che fanno razzie: ad esempio, hanno saccheggiato strutture di ogni tipo. La gente ha paura e si vive anche il dramma di tantissimi profughi”.

Ma cosa spinge il vescovo Biguzzi,, che parte giovedì 18 settembre, a intraprendere un viaggio e una missione non prive di rischi? “Parto perché spinto dalla fede – è la sua disarmante risposta – e perché non si possono voltare le spalle quando viene chiesto aiuto. Fino a che il Signore mi darà la salute, io sarò a disposizione”.

Cristiano Riciputi

Pubblicato giovedì 18 Settembre 2014 alle 00:02

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