L’omelia del vescovo Douglas per la festa di sant’Alberico/2

Ha poi proseguito monsignor Regattieri, domandandosi: “Come è possibile questa esperienza di incontro con Dio, essendo Egli il tutt’Altro, l’Inarrivabile, l’Incomprensibile? Perché a noi è stato dato il suo Spirito, che ci fa vedere Dio in tutte le cose. E’ il suo Spirito che ci rende spirituali così da vedere Lui in ogni situazione, in ogni evento, in ogni circostanza… Senza il suo Spirito saremmo alla mercé del caso, per non dire del caos”.

Andare verso la fonte delle cose non vuol dire rifiutarle – ha detto ancora il vescovo -. Al contrario, vuol dire raccoglierle nella loro freschezza e accompagnarle nel loro slancio. Il Creatore non smette mai di rimandarci alle creature come ai suoi figli amati, e, viceversa, le creature non smettono mai di rimandarci al Creatore, come al Padre che le genera e le salva. Da questo punto di vista metafisico, consacrarsi a Dio non implica nessuna alienazione, poiché significa consacrarsi a colui che è l’origine della nostra personalità, e donarsi a Dio non toglie nulla, poiché significa donarsi a colui che vuole donarci ogni cosa”.

Infine ha concluso: “L’eremo di sant’Alberico è un luogo che parla di Dio, che dice Dio al mondo di oggi. Ma lo fa così: non mettendo Dio in concorrenza all’uomo, ma il silenzio, la pace, la Parola di Dio che qui regnano sovrani costituiscono la fonte, l’origine a cui le creature – compresi noi poveri uomini del XXI secolo – attingono per riacquistare quella freschezza, quella bellezza e quell’armonia che abbiamo un po’ perso”.

 

Pubblicato venerdì 29 Agosto 2014 alle 11:20

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