Un anno nella “sua” Africa

Tommaso Degli Angeli si appresta a vivere un’esperienza missionaria in Congo

CESENATICO – Un anno a Isiro, nella foresta della Repubblica Democratica del Congo. Lui è Tommaso Degli Angeli, 22 anni, di Bagnarola, perito agrario e laureato in tecnologie alimentari, non nuovo a queste esperienze: l’anno scorso era stato in Congo insieme a padre Francesco Giuliani dei missionari della Consolata di Gambettola e ad alcuni amici, e in precedenza aveva fatto un’esperienza in Gibuti. “Ma si era trattato di brevi esperienze, di poche settimane. In questo caso invece intendo rimanere un anno e rendermi utile alla comunità di Isiro, dove vi è una missione della Consolata”.

Il giovane ha previsto la partenza per il 10 settembre. Gli piacerebbe trasmettere le conoscenze acquisite durante lo studio, ma si adatterà a qualsiasi cosa. “Ho imparato che nella missione ci si può rendere utili per tanti aspetti. In primo luogo cercherò di insegnare la conservazione dei cibi, la trasformazione delle materie prime vegetali in modo da ottenere alimenti nutrienti. E questi sono concetti imparati all’università. Ma credo che porterò con me anche il libro di agronomia della scuola agraria per verificare se è possibile migliorare la gestione delle colture tradizionali”.

Passare un anno in missione non è cosa comune. Ma come hanno reagito in famiglia e gli amici? “Un anno in Africa, in una zona sperduta, è un’esperienza forte e all’inizio c’era molta perplessità in casa – conferma il giovane -. Come è facile immaginare, la mamma è sempre la mamma e solo quando l’ho rassicurata sul fatto che potremo sentirci di frequente, si è tranquillizzata. Qualche amico è rimasto sorpreso, altri hanno capito al volo e mi hanno incoraggiato. Tutti, indistintamente, hanno compreso la mia gioia e l’entusiasmo con cui affronto l’esperienza”.

La televisione e i giornali parlano spesso di malattie in aumento, ma il lembo di foresta dove vivrà Degli Angeli è esente da patologie gravi. Ha dovuto fare le solite vaccinazioni di rito, ma nulla di più. “L’Africa è grande, e pure il Congo – precisa Tommaso – e non dobbiamo farci suggestionare come se una notizia relativa all’Africa data in tv riguardasse tutto il continente. Il Congo è vasto dieci volte l’Italia. Avere paura dell’Ebola nella zona in cui andrò io è come avere paura di un terremoto in Sicilia quando si abita a Bolzano”.

“Perché parto? Mi spinge la fede, la passione per l’Africa – conclude Tommaso – l’ammirazione per il lavoro svolto dai missionari. Voglio mettermi alla prova e condividere i valori tipici di quel popolo vale a dire essenzialità, gioia, gratitudine verso i doni di Dio”.

Cristiano Riciputi

Pubblicato giovedì 28 Agosto 2014 alle 00:02

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