La “Zaccagnini” propone un gemellaggio con Gorizia

Il presidente dell’associazione “Benigno Zaccagnini”, Ercole Acerbi, ha preso carta e penna e ha scritto al sindaco di Cesena Paolo Lucchi. Gli ha proposto, nell’anno dedicato ai cento anni dalla Grande Guerra, il gemellaggio con la città di Gorizia vista la vicinanza tra le due città per i fatti della Prima guerra mondiale e anche perché entrambe le città sono state insignite con la Medaglia al Merito per il Valor Militare e la Resistenza.

Di seguito pubblichiamo le motivazioni indicate nella lettera, fra le quali il sacrificio, nelle battaglie sull’Isonzo, di personaggi quali Renato Serra e Decio Raggi e la preziosa presenza in trincea del Servo di Dio, il canonico don Carlo Baronio.

Fra le iniziative e le manifestazioni promosse da Enti e Istituzioni per ricordare il centenario della Grande Guerra e della morte in trincea di Renato Serra, l’illustre concittadino autore di “Esame di coscienza di un letterato” e di “Diario di trincea”, crediamo debba collocarsi, per il suo particolare significato, il gemellaggio della nostra città con la città di Gorizia.

Gorizia è la città martire e irredenta, conquistata e persa dopo la rotta di Caporetto (ottobre 1917) e infine riconquistata dopo le 12 famose “battaglie dell’Isonzo” a prezzo di enormi sacrifici umani e di tante vite cadute sul Podgora – Monte Calvario. Fra queste, quella di Renato Serra e quella di Decio Raggi: il primo morto il 20 luglio 1915, il secondo, gravemente ferito in trincea qualche giorno prima, morì il 24 luglio 1915. Vicino a loro, quale cappellano militare in quell’11° Fanteria che verrà chiamato “ I gialli del monte Calvario” si trovava un altro cesenate, Don Carlo Baronio, “ l’apostolo della carità” di cui è avviata la causa di beatificazione.

Un’altra circostanza di non minore conto, accomuna le due città. Entrambe sono insignite della Medaglia al Merito per il Valor Militare e la Resistenza. Gorizia con la medaglia d’oro per i gravi lutti subiti nella sua storia complessa, tra questi la deportazione e l’eliminazione nei campi di sterminio dell’intera comunità ebraica della città e poi la sparizione, da parte delle truppe jugoslave di Tito, di centinaia di cittadini inermi che furono barbaramente trucidati e gettati, molti ancora vivi, nelle “foibe”, profonde cavità di formazione carsica; Cesena con la medaglia d’argento perchè, come dice la motivazione (17.4.1975) fu “centro di una decisa reazione di lotta contro l’oppressione nazista e fascista, esprimendo e sostenendo coraggiosamente le forze partigiane, la cui organizzazione ebbe inizio con la costituzione della prima base di volontari a Pieve di Rivoschio”.

Pubblicato giovedì 17 Luglio 2014 alle 00:02

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