Una cosa è certa: bisogna leggere e approfondire. No ai luoghi comuni che circolano anche troppo nella Rete

Caro direttore,
le scrivo in riferimento al
Corriere cesenate del 3 aprile. Mi sembra di intuire un denuncia mirata nell’esplosa indignazione di Cristiana Dobner; ma la sua dialettica è intensa, appassionata, coinvolgente, densa di problematiche, difficile e acculturata. Io sono una persona semplice e non so tenerle testa, tuttavia, desidererei esprimere il mio pensiero sull’argomento.

Anch’io amando la comunicazione una volta ho provato ad espormi, ma non ho potuto proseguire perché non mi sono sentita preparata. A meno che non mi adatti ai luoghi comuni di cui pullulano la rete e ogni comune colloquio. Io non mi accontento di questo e non voglio lasciarmi coinvolgere. Anche papa Francesco è d’accordo con lei che bisogna partire dal Vangelo e ne ha distribuiti proprio due domeniche fa in piazza San Pietro, uno ciascuno in formato ridotto. Io pensavo che fosse sufficiente, ma niente vale il supporto della chiesa, con i suoi sacerdoti, i suoi vescovi a illuminare, dal punto di vista pratico, con risvolti psicologici sorprendenti e attuali ogni parola del Vangelo, raffrontata ogni giorno con l’antico testamento.

Dietro a ogni omelia c’è una preparazione, c’è la riflessione della vita di colui che l’espone, c’è la dottrina della chiesa che, pur con i suoi tremendi errori, ha tramandato per duemila anni una dottrina che ha sfidato ogni controversia, proprio perché le sue fondamenta sono sulla Parola di Cristo. Anch’io credo nell’importanza della comunicazione, non serrata però, né univoca, bensì di più ampio respiro, col limite delle mie capacità, nell’ambito in cui mi trovo, con le mie caratteristiche che non denotano alcuna appartenenza, se non all’essere.

Nel mio vocabolario di italiano “bigotto” è “chi assiduamente e scrupolosamente osserva le pratiche del culto senza afferrare l’intima essenza religiosa.” E allora come si può fargliene una colpa? E comunque, dico io, chi cerca di fare una lettura approfondita di se stesso, la fa per migliorarsi e quindi per un più efficace rapporto con gli altri e, aumentando di volta in volta la riflessione e la comunicazione percorre un cammino, forse per qualcuno molto lento, verso l’operosità. L’inaridimento, nella mia esperienza, era prima.

Ho constatato poi che chi è bigotto, probabilmente non sa di esserlo, come chi è tirchio non si accorge del suo difetto e se lo porta dietro, chi è disonesto poi, segue un percorso, iniziato chissà quando, di facili compromessi e di menzogne coinvolgenti altri individui più o meno consapevoli; e così via nella lunga carrellata dei vizi. Ciascuno di noi porta i suoi balzelli e può andare avanti tranquillamente, senza rendersene conto, anzi pensando proprio di essere nel giusto. O può avvenire che cominci ad interrogarsi. Raramente posso far presente all’altro il difetto che io vedo in lui; e allora, o so trovare una strategia per farglielo capire, o l’accetto così com’è e cerco di dimostrare un diverso atteggiamento nel mio comportamento.

Con la confessione sforo l’ambito personale ed entro in campo prettamente religioso, che uno può o non può abbracciare, ma nessuna religione è così avvincente e nello stesso tempo ti lascia libera nella scelta come la religione cattolica. Io personalmente non sono in grado di affrontare l’argomento se non facendo riferimento alla dottrina che dice che è un sacramento istituito da Gesù stesso. Oppure posso usare le parole apprese dal fascicoletto dal titolo“Celebrare la misericordia del Signore” ricevuto in dono il 28 marzo scorso nella chiesa del Suffragio. Un sussidio contenente spunti di riflessione, una traccia di aiuto nella preparazione della confessione e un invito a vincere le resistenze interiori dell’incontro col sacerdote. È cosa certa che bisogna concretamente leggerlo, approfondire, porsi e fare delle domande, andare avanti fino a che non siamo soddisfatti, ascoltare e prepararsi. Io sono tentata di riassumerne il contenuto, ma temo di smorzare l’entusiasmo di chi si appresta a leggerlo e a maturare la sua personale riflessione, che può a sua volta ritrasmettere.

Credo che i merletti e gl’incensi debbano essere intesi come onore e festa alla divinità. Naturalmente non sono indispensabili. Ma l’articolo di Cristiana offre infiniti altri spunti. La ringrazio, direttore, per averla pubblicata.

Valda Valentini
Cesena

Grazie a lei,
gentilissima signora, per la sua lunga riflessione. Sulla comunicazione e sui bigotti non intervengo ulteriormente. Può rintracciare un mio pezzo, lanciato anche sul sito del Corriere Cesenate martedì scorso nella sezione “Brevi quotidiane” nella home page del sito della Fisc (www.fisc.it), la Federazione italiana settimanali cattolici, e rilanciato anche altrove, sempre online. Non aggiungerei altro. Mi limito a farle i migliori auguri di Buona Pasqua. A presto.

Francesco Zanotti
zanotti@corrierecesenate.it

Pubblicato giovedì 17 Aprile 2014 alle 00:01

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