Padre Severi è morto pensando alla sua Indonesia

Padre Ferdinando Severi, 79 anni, originario di Pievesestina, è morto nel sonno la notte fra il 6 e il 7 aprile presso l’”Istituto Santa Teresa” di Ravenna. In questa struttura era stato ricoverato da poco più di un mese a causa di un ictus che l’aveva colpito in Indonesia poco prima di Natale. A malincuore aveva lasciato quella Missione che nel 1968, assieme a padre Giuseppe Brentazzoli e padre Antonio Murru, aveva aperto con tanto entusiasmo e che aveva visto crescere e svilupparsi fino a diventare Custodia nel 1985.

Ripartendo l’ultima volta dall’Italia nel 2008, aveva confidato: “…è l’ultima volta che prendo l’aereo. Ormai sono vecchio e voglio morire in Indonesia!”. Forse è anche questo uno dei motivi per cui ha fatto tanta resistenza a rientrare in Italia, anche se per motivi di salute, ma soprattutto perché aveva sempre nel cuore la “sua amata Indonesia”. Nell’ultima settimana nel suo subconscio viveva là e lo dimostrava anche nell’uso della lingua indonesiana che adoperava col personale italiano, senza rendersene conto.

Il carattere forte e temprato di padre Ferdinando nasce nella sua famiglia. Rimasto orfano del papà a 9 anni, a 14 entra in collegio a Longiano. Ma non è facile abituarsi alla disciplina del collegio e così decide di tornarsene a casa. Sarà il suo rettore, padre Brentazzoli che, vedendo in lui intelligenza e chiamata alla vita religiosa, lo convincerà a rientrare. Ordinato sacerdote nel 1959, accoglie l’invito del Padre provinciale Giovanni Gamberi, a partire per la Missione in Indonesia. Già era stato fatto un tentativo nel 1966, dopo il ritiro dei Frati olandesi, ma fra Adeodatus Laibahas, inviato dal Ministro generale, era morto annegato nel lago Toba.

In Indonesia si è sempre distinto per le attività a favore degli orfani, dei disabili, dei lebbrosi, dei profughi. Ha avuto una passione particolare per la gioventù e negli anni si è prodigato affinchè gli orfani potessero essere adottati. Il 2004 rappresenta per lui e per tutta quella terra un anno tragico, a causa dello tsunami. Padre Ferdinando rimane tre giorni senza poter dare notizie di sé, si salva arrampicandosi su una moschea e riesce a rientrare a Medan grazie al biglietto che una donna gli paga. Si tratta di una donna musulmana che porta il nome di Maria: “Il nome della Madonna. Come non vedere un segno dall’alto?”, dirà poi padre Ferdinando.

Passato lo tsunami e superato lo shock, il missionario Ferdinando non sta con le mani in mano: ricostruisce i villaggi dei lebbrosi, l’asilo e la scuola per i bambini, la chiesa e la canonica, tante case per chi ha perso tutto.

Pubblicato giovedì 17 Aprile 2014 alle 00:01

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